martedì 4 settembre 2012
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QUELLA DISPONIBILITÀ GENEROSA E INASPETTATA A VENIRCI INCONTRO
Caro direttore,
ho appreso con dolore la notizia che il cardinale Carlo Maria Martini ha lasciato questo mondo. Ho scoperto che la mia fede deve crescere perché la vera vita è quella con il Risorto. Ma la debolezza della carne tende a farci rammaricare invece che a renderci più vicini al Signore. Al cardinale non è successo così. Ho letto su Avvenire che aveva superato questi timori e che era pronto a entrare nel Regno che aveva predicato tutta la sua vita e che serenamente aveva dato le disposizioni per la sua sepoltura. Ora sono certa che prega per ogni anima ancora quaggiù, il gregge di un simile pastore non conosce limiti, come la generosità del suo cuore. Vorrei raccontare quello che è successo a me, come io ho visto la generosità e la cura del gregge da parte del cardinale nonostante le difficoltà che ha incontrato in questi ultimi anni. Un caro amico che soffre del morbo di Parkinson tre anni fa mi pregò di scrivergli perché avrebbe desiderato un appuntamento. Così feci, ma in cuor mio non avevo neppure la più tenue speranza di una risposta. Pensavo: «È sofferente e impegnatissimo; io non sono un’autorità o un personaggio noto, quindi se non mi risponderà non farà niente di male». Dopo una settimana però arrivò una lettera del Cardinale. Subito sentii molta commozione ma ne sentii ancora di più quando lessi quello che aveva scritto: «Sarò lieto di ricevere Fernando quando vorrà e dove vorrà, se il viaggio gli fosse di troppa fatica lo potrò incontrare nel luogo più vicino alla sua città». Queste parole mi sono rimaste in cuore. Lui aveva trovato il tempo per scrivere e non solo! Non ci sarebbero stati limiti alla sua generosità, per noi. Quindi anche i meno importanti erano importanti! Grazie, eminenza, grazie. Il mio desiderio più grande ora è che molta gente sappia di questo gesto verso gente umile e sconosciuta. Fernando non sta bene, ha pianto nel ricevere la notizia ma io sono certa che dal suo bel paradiso il cardinale prega per lui e sa trovare più che mai il modo per aiutarlo. Più che mai sa trattare ora il non credente che è in noi, il debole nella fede, il deviato, colui che si proclama senza Dio forse perché non sa contenerlo nel suo spirito, che Dio la ricompensi, eminenza!
Chiara Bodrato, La Spezia
 
UN CUORE APERTO ALL’ACCOGLIENZA DI TUTTI, A COMINCIARE DAGLI EBREI
Caro direttore,
domenica mattina, mentre mi recavo alla Messa, mi è venuto in mente il brano del Vangelo della liturgia ambrosiana del giorno: Giovanni 3,25-36. In modo particolare mi sono sentito di vedere nell’«amico dello Sposo», il nostro cardinal Martini, il quale ha cercato, come il Battista, di «diminuire perché lo Sposo potesse crescere»... Perché dico questo? Perché lui è stata una persona, che, cercando di "diventare" amico dello Sposo, pur nel ruolo che aveva nella Chiesa, non si è mai atteggiato come colui che potesse identificarsi con lo Sposo, venendosi così a trovare nella condizione ottimale per avere un cuore aperto all’accoglienza di tutti: a cominciare dagli ebrei. Ci ha poi indicato la strada per poter accogliere i musulmani. Ha poi cercato di dialogare con coloro che per svariati motivi girano al largo dall’istituzione Chiesa... In questo senso ci ha indicato un cammino, un modo per essere e vivere la nostra vocazione cristiana in una società che non lo è, come è il sale in un piatto cucinato... Personalmente gli sono molto grato per la sua prima lettera pastorale ("La dimensione contemplativa della vita"): è stato come un seme che col tempo ha iniziato a dare i suoi germogli. Lo ringrazio pure per quel rapporto personale che ha cercato di mantenere con me per un ventennio, condividendo anche un po’ del suo tempo... Che la Parola alla quale ci ha introdotti ci aiuti a diventare persone che testimonino il Vangelo. E dall’alto benedica la nostra Chiesa: che sappia "aggiornarsi" come aveva cercato di proporre cinquant’anni fa il Concilio Vaticano II e che ci liberi dai "profeti di sventura" che bazzicano anche oggi nelle nostre... "sacristie".
padre Giovanni Belloni, Pime - Milano
 
APPREZZAMENTO PER IL SERVIZIO RESO DA AVVENIRE
Gentile direttore,
esprimo ad Avvenire sentita ammirazione e gratitudine per avere, una volta ancora, reso un esemplare servizio, esauriente e calibrato, ricco e senza enfasi, al fine di aiutarci a vivere un momento forte, storico della Chiesa ambrosiana (e non solo): la scomparsa del cardinal Martini. Singolare, ma precisa, l’angolatura da cui l’avete ripreso: fedele servitore della Parola e, insieme, cordiale amico di tutti gli interlocutori di buona volontà che, ciascuno a modo suo, ma in sincerità, dicono parole all’uomo e sull’uomo. Saranno state, esse, affermative o negative, dubitative, alternative, proprie o improprie, precise o confuse: non gli importava, perché pur sempre dono di Dio è la parola. E mi ha positivamente stupito la filiale schiettezza di monsignor Sequeri che, pur dovendosi riconoscere un arruffaparole, ricorda come il cardinale non gli tolse mai la parola e lo lasciò sempre dire.
don Stefano Cerri, Scaldasole (Pv)
Grazie per la sua acuta lettera, gentile don Stefano. E, comunque, che ci siano donati sempre splendidi e fedeli "arruffaparole" come il nostro carissimo don Pierangelo.
 
GRAZIE ALL’UOMO, AL PROFETA, AL PASTORE, ALL’UOMO
Caro direttore,
ora che si concludono i giorni del cordoglio e delle lacrime; mentre si rinnovano le preghiere personali e comuni; mentre cresce la consapevolezza che col cardinale Carlo Maria Martini Dio ha donato alla Chiesa e al mondo un uomo e un profeta, capace di spingere i nostri sguardi oltre il quotidiano, alla scoperta della possibilità di un dialogo aperto e fecondo tra la comunità cristiana e il mondo: ringraziamo il pastore, per la sua fedeltà al Vangelo e alla Chiesa; ringraziamo lo studioso, per averci ricordato il valore della sempre costante, serena e rigorosa ricerca, alla luce della Scrittura; ringraziamo l’uomo, per la sua partecipazione all’eterna ricerca – che è di ogni donna e di ogni uomo – del vero, del buono e del bello, spesso nascosto nelle pieghe della storia e rivelato ai semplici e a coloro che umilmente sono e saranno uditori della Parola.
Giacomo Perego, Edizioni San Paolo
 
DURANTE IL MINISTERO EPISCOPALE HA MESSO SEMPRE DIO AL CENTRO
Caro direttore,
voglio ricordare il cardinal Martini e pregare per quello che è stato durante il ministero che Dio gli ha chiesto a Milano. Voglio ricordarlo come vescovo e per l’insegnamento di fede che ho ricevuto. Guardare a lui come punto di riferimento oggettivo che il Mistero ci ha dato per poter vivere con più certezza la fede. Il cardinal Martini è stato il mio vescovo; la mia esperienza cristiana, libera e vitale, ha avuto in lui un punto di paragone fondamentale, a tratti difficile, ma sempre generativo. Questo oggi voglio ricordare davanti a lui, nel frangente decisivo che apre al mistero della vita. Di fronte alle tanti interpretazioni che corrono tra giornali e web, di fronte a tanta dimenticanza, mentre il suo corpo mortale giace dentro le mura del Duomo di Milano è al mio vescovo che mi rivolgo in meditazione e preghiera, grato perché durante il suo ministero ha messo sempre Dio al centro di ogni giudizio e azione e a questo ha educato noi, il popolo che gli è stato affidato. Lo guardo ora con la tenerezza di chi lo riconosce padre, aperto al mondo, alle sfide di questi tempi difficili, perché poggiato sulla roccia che è il Figlio del Dio vivente, Cristo, speranza sempre più capace di incidere sulla realtà. È il mio vescovo che oggi saluto, il suo amore a Gesù, il suo affidamento a Lui, è questo che permane dentro il cuore e ci rende certi di una eternità che il cardinal Martini ora sta già godendo.
Gianni Mereghetti, Abbiategrasso (Mi)
 
GRAZIE PER QUANTO HA DATO ALLA NOSTRA FORMAZIONE DI GIOVANI E DI EDUCATORI
Caro direttore,
vogliamo esprimere innanzitutto il nostro grazie al cardinale Martini per quanto ha dato alla nostra formazione di giovani e di educatori della diocesi di Milano. Da lui abbiamo imparato la <+corsivo>lectio divina<+tes_forum> partecipando alle bellissime e profonde celebrazioni diocesane della scuola della Parola o meditando le sue prediche e lettere pastorali. Come non ricordare, poi, gli incontri educatori al Sacro Monte di Varese o il gruppo Samuele da lui voluto. Come non ricordare i suoi insegnamenti su come vivere i sacramenti e in particolare la confessione. Purtroppo oggi assistiamo a strumentalizzazioni che certo non merita. Abbiamo seguito il cardinale Martini nelle celebrazioni diocesane come seguiamo quelle del cardinale Scola. L’idea di Chiesa, proposta da numerosi giornali, che vuole vedere solo divisioni o peggio ancora i cardinali come esponenti politici non è un’idea cristiana. Pur non condividendo alcuni dei punti di vista manifestati negli ultimi anni, gli dobbiamo riconoscere il merito di aver rilanciato lo studio e la preghiera dei testi biblici a Milano, come pure l’apertura al dibattito con i non credenti e i vari mondi della cultura milanese. Gli stessi che anche il cardinale Scola ha incontrato all’inizio del suo episcopato. Abbiamo avuto l’impressione che negli ultimi anni si sia prestato a possibili strumentalizzazioni, e infatti alcuni giornali non hanno esitato ad usare le sue parole contro la Chiesa; le prefazioni al libro di Mancuso o il libro intervista con Ignazio Marino sono un esempio di ciò. Un’ultima nota sulla squallidissima polemica si suoi ultimi momenti: la Chiesa è sempre stata contro l’accanimento terapeutico e la scelta di Martini non c’entra nulla coi casi Eluana e Welby come ben chiarito da Roberto Colombo su Avvenire.
Luca e Paolo Tanduo, Milano
 
L’EREDITÀ CHE CI LASCIA È DI RENDERE "VISIBILE" CRISTO OGGI
Caro direttore,
siamo in tanti a ricordare il cardinale Carlo Maria Martini che è rimasto sempre "uomo" in mezzo agli uomini a tessere fili di dialogo senza dimenticare che ogni essere umano è anima del cielo. Ci ha fatto comprendere che il soffio della Parola eccita il cuore dell’uomo a cercare spazi di luce nel cammino della vita. Alla sua salita al cielo non seguirà il silenzio, ma germoglieranno dialoghi di pace. L’eredità che il cardinale Martini ci lascia è di rendere "visibile" Cristo oggi. Mi unisco alla preghiera. Il mio grazie e l’augurio di bene.
Luigina Grandelli Canova, Mantova
 
ABBIAMO APPREZZATO GLI ARTICOLI CONTRO LE STRUMENTALIZZAZIONI
Caro direttore,
voglio ringraziare Avvenire per gli articoli riguardanti le strumentalizzazioni della decisione del cardinal Martini di rifiutare l’accanimento terapeutico, in particolar modo l’editoriale a firma di Roberto Colombo. Già Rai3, nel dare l’annuncio della morte, aveva equiparato accanimento terapeutico e alimentazione forzata, senza dare spiegazioni in merito, anzi... è proprio vero che ogni occasione è buona per tirare l’acqua al proprio mulino. Cordiali saluti e ancora grazie.
Umbertina Campanini
 
SCELTA FINALE DEL TUTTO LEGITTIMA E AUTENTICAMENTE CRISTIANA
Gentile direttore,
la strumentalizzazione delle scelta del cardinal Martini di sottrarsi all’accanimento terapeutico è davvero sconcertante. Si vuole assimilare questa scelta a quella del "testamento biologico" o, addirittura, all’eutanasia, salvo poi precisare che non sono pratiche identiche. E ciò per sollecitare, vista l’autorevolezza del personaggio, leggi in questa direzione. Sono note le dichiarazioni del cardinale sulla necessità di svecchiare la Chiesa e la sua apertura al mondo moderno, ma esse non hanno nulla a che fare con la decisione presa. Lo stesso neurologo che lo ha seguito ha osservato che il cardinale è stato un paziente «scrupoloso nell’assumere farmaci», né era attaccato ad alcuna macchina. È un modo meschino, quello utilizzato da alcuni giornali, per criticare la posizione di quanti, dentro o fuori della Chiesa, sono contrari al suicidio assistito e si fa, nello stesso tempo, un grave torto anche alla figura del cardinale (che quegli stessi organi di stampa celebrano) per una scelta che è del tutto legittima e cristiana.
Maria Laura Fraternali, Urbino
 
IL MEDICO CURANTE NON HA FORSE TRADITO IL SEGRETO PROFESSIONALE?
Gentile direttore,
in merito alle strumentalizzazioni che sono seguite alla morte del cardinale Martini, ho un dubbio: esiste ancora il segreto professionale per i medici curanti? In altre parole il medico di fiducia del cardinale perché si è sentito autorizzato a rendere nota la decisione strettamente personale di un suo paziente?
Marialuisa Rosi, San Giorgio su Legnano (Mi)
 
Non vedo secondi fini nelle parole del medico curante del cardinal Martini, cara signora Rosi. Piuttosto negli occhi di chi le ha lette e "interpretate", travisando – come ho già sottolineato – una limpida testimonianza cristiana.
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