Il «crimine» di comprare una donna, la forza che cambia tutto
sabato 24 marzo 2018

Gentile direttore,
mi ha fatto riflettere e anche soffrire l’affermazione di papa Francesco: «Chi va con le prostitute compie un atto criminale, non è fare l’amore. È torturare una donna». Io in passato sono caduto in questo, molti anni fa, ed ero già sposato. La vivevo come una debolezza, poi chiedendo aiuto al Signore sono riuscito a dire basta. Da lì è iniziata la mia conversione, e sono diventato cristiano praticante. Però quel ricordo ancora oggi mi fa soffrire. Non avrei mai voluto farlo. Mi creava dipendenza, come una droga. Quando mi misi a pregare e chiedere aiuto a Gesù, Lui intervenne subito nella mia vita, mi fece sentire il Suo Amore per me come non lo avevo sentito mai. La Sua infinita misericordia, tutto questo mi ha sconvolto e sconvolge in senso positivo, e ora cerco con tutti i miei limiti di metterlo al centro della mia vita.
Vito C.

Le sono davvero grato, gentile signor Vito, per l’umiltà, la limpidezza e il coraggio con cui ha scritto queste righe condivise con me e con noi tutti. Mi hanno colpito molto perché sono un po’ confessione, un po’ grido di dolore e un po’ respiro di liberazione, ma soprattutto sono una piana e piena affermazione di fede in Gesù Cristo. Fede che cambia la vita, cambia le relazioni che alla vita danno senso, cambia lo sguardo sugli altri, cambia per davvero le azioni, cambia le cose. Lei ha anche scelto di firmare per esteso il suo messaggio, e sono stato io – senza che lei me lo abbia chiesto in alcun modo – a decidere di pubblicare soltanto il suo nome e l’iniziale del suo cognome: chi la conosce da vicino, le vuole bene e cammina al suo fianco (perché nessun cristiano si salva e cammina da solo...) la riconoscerà comunque e le sarà ancora più vicino; chi non la conosce personalmente non ha bisogno d’altro – se vorrà fermarsi almeno un attimo su quest’angolo di pagina di giornale – che di leggere e ascoltare ciò che lei così intensamente ha saputo dire.
Parole preziose in un Paese nel quale – come ha annotato con amarezza il Papa, rispondendo alla domanda tremante eppure forte di una giovane donna nigeriana venduta e comprata sulle strade italiane – un numero enorme di “clienti” del mercato del sesso è di «battezzati cattolici». Una constatazione e una denuncia che sulle nostre pagine è risuonata più volte, grazie alla voce e all’azione di don Oreste Benzi e di coloro che continuano la sua opera, ma anche di tanti altri e tante altre – cito suor Eugenia Bonetti per tutti e tutte – che non si rassegnano al perpetuarsi della mentalità e della pratica schiavista che chiamiamo prostituzione e che troppi continuano a definire il “mestiere più antico del mondo” e a considerare una tutto sommato accettabile, molto specifica e certamente lucrosa forma di “commercio”.
Da cristiani e da abitanti di una terra di cultura cristiana dobbiamo saper chiedere perdono, come ha fatto papa Francesco, all’inizio di questa settimana, dialogando coi giovani assieme ai quali ha compiuto un’importante tappa di avvicinamento (e di ascolto) verso il Sinodo d’autunno. Ma da cittadini di questo nostro pezzo di mondo così secolarizzato dobbiamo anche saper vedere quante vittime continui a fare la dilagante indifferenza al bene e al male. Sono sempre le persone più deboli a essere usate e ridotte a cose, funzionali a desideri e pretese d’altri. E in questa condizione, sistematicamente, sono il cuore e la ragione dell’uomo e della donna a essere umiliati. Ma anche il loro intero corpo, e la dignità.
Gli amici lettori sanno che san Francesco d’Assisi mi è specialmente caro, e non solo perché sono originario di quella piccola grande città. Venerdì, contribuendo a presentare un nuovo libro sulla straordinaria vita e testimonianza del padre di tutti i «frati minori» mi sono soffermato su un episodio narrato nella “Vita seconda” (num.69) nel quale Tommaso da Celano dà conto di come un gran teologo avesse interrogato Francesco sullo stringente dovere di riprendere e correggere chi sbaglia. Il Santo rispose semplicemente che il modo più ardente per farlo sarà sempre con « la luce dell’esempio e l’eloquenza della sua condotta», con «lo splendore della vita» e il «buon odore della fama». È la via che lei ha scelto, caro amico, offrire una condotta, un esempio, fare i conti con i propri errori (e dipendenze) e agire in modo giusto davanti a Dio, alla coscienza e proprio a tutti, a cominciare dalle persone care, dagli amici, da coloro che come lei credono in Cristo.
Tardano leggi giuste ed efficaci contro lo sfruttamento vergognoso e spesso feroce delle donne messe in vendita, sia pronta la nostra risposta di uomini e di cristiani.


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