L'estradizione del padre di Saman, un segnale fondamentale
sabato 2 settembre 2023

L’estradizione in Italia di Shabbar Abbas – il padre di Saman, accusato di averla uccisa nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio 2021 perché si opponeva a un matrimonio combinato con il cugino in Pakistan – rappresenta un segnale davvero importante per diversi aspetti.

Il primo, come sottolineato dal procuratore di Reggio Emilia Gaetano Paci e dai ministri Carlo Nordio e Antonio Tajani, riguarda il mutato atteggiamento delle autorità giudiziarie e politiche pachistane che per la prima volta hanno dato entrambe il via libera alla consegna dell’imputato. L’Italia non ha un accordo bilaterale per le estradizioni con quella nazione asiatica e infatti finora altre richieste erano rimaste del tutto inevase. Questo cambio di atteggiamento è frutto certamente dell’impegno della nostra magistratura nel circostanziare adeguatamente la richiesta di estradizione, ma evidentemente anche del clamore che la vicenda ha provocato in Pakistan. E questo in particolare sull’onda dell’emozione, della partecipazione e dell’impegno che la morte di Saman ha suscitato nel nostro Paese durante i lunghi mesi in cui la ragazza risultava scomparsa e poi al momento della tragica conferma dei sospetti con il ritrovamento del suo cadavere. Le testimonianze, oltre che del fidanzato, dei servizi sociali ai quali si era rivolta la ragazza, l’interessamento del territorio per quella concittadina e anche il faro tenuto costantemente acceso dai media italiani hanno fatto sì che la storia di Saman non venisse liquidata come una “questione tra immigrati”, che per cultura e credo religioso diverso agiscono secondo propri codici arcaici, dei quali gli italiani possono tutto sommato disinteressarsi, finché non ci danno fastidio, “roba loro” insomma, come in qualche occasione è avvenuto. Ma invece come la vicenda umana di una ragazza semplicemente “nostra” alla quale era stata negata prima la libertà di scegliere cosa fare, chi amare (ed eventualmente sposare) e poi addirittura era stata soffocata la vita.

E proprio qui sta uno dei risultati più importanti dell’estradizione in Italia di Shabbar Abbas: lo Stato italiano non solo riafferma il valore della Giustizia, con la certezza che i reati commessi nel nostro Paese, tanto più quelli gravi come l’omicidio, vengono perseguiti con impegno e costanza, fino ad arrivare all’arresto dei presunti colpevoli all’altro capo del mondo e alla loro chiamata in giudizio. Ma riesce così a inviare anche all’interno un messaggio importantissimo – in particolare in questi giorni – di difesa, di protezione e di promozione delle proprie “figlie”, delle ragazze, tutte, che abitano in Italia. In questo caso, infatti, non si tratta solo della persecuzione giudiziaria di presunti assassini, quando purtroppo il delitto è avvenuto, ma della riaffermazione forte che i valori che animano il nostro Paese, fissati a chiare lettere nella Costituzione, valgono in ogni caso e per ogni persona. E a tutti noi, nei diversi ambiti in cui agiamo, sta continuare nell’impegno per la difesa della vita anzitutto, dei diritti fondamentali e della libertà di ciascuno.

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