Le lenti offuscate dai pregiudizi di chi giudica le «paritarie» senza conoscerle
venerdì 1 marzo 2019

Gentile direttore,

sono il presidente di un’associazione che gestisce da decenni scuole paritarie a Milano, realtà che fortunatamente anno dopo anno cresce in termine di iscritti. Leggo su altri giornali che nella mia città vi sono esuberi nei licei scientifici statali e che le famiglie sono «costrette» a iscriversi alle paritarie; mi permetto così di proporre anche una lettura differente che rovescia il problema: da anni molte famiglie che vorrebbero iscriversi alle paritarie non possono farlo perché manca quella parità (anche economica) prevista dalla normativa italiana ed europea... e così si vedono costrette ad iscriversi ai licei statali. Come sa, per altro, anche dai risultati emersi in questi mesi, i licei paritari a Milano sono l’eccellenza. Quindi se si garantisse a tutte le famiglie di scegliere veramente con libertà tra statali e paritarie (nel senso di permettere anche economicamente una scelta egualitaria) non ne guadagnerebbe lo Stato in termini di democrazia e libertà? Cordialmente,

Giovanni De Marchi, Presidente Scuole Faes


Sa già, gentile e caro presidente De Marchi, che alla sua domanda io continuo a dare – con convinzione, di cittadino e di cronista – una risposta positiva. Certo che la cittadinanza italiana – cioè, come lei dice, lo Stato 'che siamo noi' – «ne guadagnerebbe » da una parità scolastica non proclamata solo con le parole di una legge che porta il nome di Luigi Berlinguer, è in vigore ormai da 19 anni e da 19 anni, nei fatti, viene ridimensionata e tradita... Certo. Quando, anche sui giornali oltre che nel dibattito pubblico e in quello propriamente politico, si smetteranno gli occhiali ideologici nel raccontare il 'pianeta scuola' e i veti preventivi nell’orientare le risorse a esso destinate, allora finalmente il sistema pubblico di istruzione italiano sarà posto in condizione di reggersi a dovere. Sulle sue due gambe: quella della scuola statale e quella della scuola non statale paritaria. È un problema vecchio, e purtroppo incancrenito. Di questo passo, però, se non si sarà capaci di abbandonare le lenti del pregiudizio, il rischio è che la necessaria svolta al servizio della libertà delle famiglie e del futuro comune avvenga troppo tardi, e che quel benedetto giorno la continua e incessante morìa di scuole paritarie avrà reso troppo fragile quella preziosa seconda gamba. 'Seconda' solamente per il giusto rispetto che si deve alla scuola statale, non certo – come giustamente lei sottolinea – per l’eccellenza della sua offerta formativa rivolta a tutti.

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