Le giuste prediche per questo tempo il samaritano e la voce salda del Papa
martedì 16 luglio 2019

Gentile direttore, il Vangelo di domenica 14 luglio riportava la parabola del 'buon samaritano'. Quale occasione migliore per attualizzare per i cattolici italiani il messaggio di amore di Gesù! Purtroppo il sacerdote celebrante, per amore di tranquillità, ha centrato la sua predica sulla necessità per i credenti di impegnarsi materialmente nell'aiuto al prossimo bisognoso. Ottimo impegno, ma forse l’attualità avrebbe richiesto più coraggio, per smuovere le coscienze intorpidite dei cattolici italiani (e non soltanto dei laici).
Personalmente avrei sollecitato i presenti con due osservazioni. Prima osservazione: solo venti anni fa di fronte a questa parabola tutti si sarebbero immedesimati nella figura del samaritano, disprezzando l’indifferenza del sacerdote e del levita; oggi temo che una bella fetta di cattolici si comporterebbe come i vituperati sacerdote e levita. Seconda osservazione: sacerdote e levita si sono comportati correttamente, secondo la legge che proibiva di contaminarsi col sangue, che rappresentava la vita stessa. Chi ha infranto la legge è stato lo straniero, ma per un obiettivo superiore; e proprio per questo Gesù lo propone come esempio da seguire. Come possono i cattolici italiani crescere e maturare, se anche di fronte ad occasioni come queste non ricevono altro che un banale invito a essere disponibili ad aiutare il prossimo?

Piercarlo Signorelli Spinea (Ve)


La mia esperienza domenicale, gentile e caro signor Signorelli, è stata diversa da quella che lei mi racconta, e proprio in questa sua stessa terra veneta dove mi trovo per una piccola e intensa serie di Feste di Avvenire. Ieri – e sono sicuro che tanti altri abbiano avuto la stessa grazia – mi è toccata un’omelia davvero bella, tesa a stimolare alla costruzione, qui e ora, di una vita personale e comunitaria buona e solidale a partire dal riconoscimento senza reticenze e senzapaura del bisogno dell’altro – nostro prossimo quale che sia la sua origine e la sua pelle. Un messaggio diretto e semplice: un cattolico segue la via che Cristo è e indica. Poi ho letto (visto che non avevo potuto seguire la diretta in tv o per radio) il testo che il Papa ha consegnato alla riflessione di tutti noi all’Angelus. Bellissimo. Dice papa Francesco: «Non è (...) un caso che Gesù scelga proprio un samaritano come personaggio positivo della parabola. In questo modo vuole superare il pregiudizio, mostrando che anche uno straniero, anche uno che non conosce il vero Dio e non frequenta il suo tempio, è capace di comportarsi secondo la sua volontà, provando compassione per il fratello bisognoso e soccorrendolo con tutti i mezzi a sua disposizione».

E ancora: «Se tu davanti a una persona bisognosa non senti compassione, se il tuo cuore non si commuove, vuol dire che qualcosa non va. Stai attento, stiamo attenti. Non ci lasciamo trascinare dall’insensibilità egoistica. La capacità di compassione è diventata la pietra di paragone del cristiano, anzi dell’insegnamento di Gesù. Gesù stesso è la compassione del Padre verso di noi. Se tu vai per la strada e vedi un senzatetto sdraiato lì e passi senza guardarlo o pensi: “Ma, effetto del vino. È un ubriaco”, domandati non se quell’uomo è ubriaco, domandati se il tuo cuore non si è irrigidito, se il tuo cuore non è diventato ghiaccio». Le consiglio la lettura integrale della meditazione del Papa, qui a pagina 18 o all’indirizzo: https://tinyurl.com/angpapafranc . Vede, caro amico, la fede, il coraggio e la chiarezza nella nostra amata Chiesa non mancano, anche se ce ne vorrebbero sempre di più. Ma basta ascoltare la voce e seguire l’esempio del successore di Pietro per essere spronati e rincuorati di fronte a smarrimenti, confusioni, vere e proprie controtestimonianze. Certo, nella nostra comunità civile, che per tanti aspetti è e resta straordinaria,, purtroppo sta emergendo anche un’assai forte perdita delle radici e della speranza. È una ferita aperta che ci ricorda il nostro compito di cristiani, non facile e bello: vivere con coerenza e gioia il Vangelo in questo mondo e in quest’oggi.

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