venerdì 18 luglio 2014
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Caro direttore,
che bello che la preghiera sia uno strumento nonviolento così forte! Mi riferisco all’articolo di Lucia Bellaspiga sulla preghiera della comunità di don Benzi di fronte all’ospedale di Bologna. Perché ha suscitato una reazione così violenta? Forse è proprio vero che i tempi stanno cambiando, che le coscienze iniziano a interrogarsi davvero e non ad accettare verità preconfezionate. Una persona a me vicina ha scoperto in gravidanza di avere un figlio gravemente disabile, e non ha abortito, contro il parere di tutti. Oggi quel bambino non c’è più, ma è stato un dono immenso per chiunque l’abbia conosciuto, ha convertito i cuori... E io stessa non posso immaginare un mondo dove lui non ci sia stato. Forse il suo destino era proprio quello di rendere migliori noi tutti. Che diritto abbiamo di opporci a questi progetti, di opporci a tanta bellezza?
Sara C.
La sua domanda, cara signora Sara, non chiede risposta. La offre con efficace semplicità. E gliene sono grato, perché continuo a imparare che non esistono risposte facili alle domande sulla vita e sulla morte e sul preteso e capovolto "diritto" delle donne e degli uomini sani (o che si ritengono tali) su altri uomini e altre donne più piccoli o più deboli o semplicemente diversi. Ma so anche, e vedo, che ci sono risposte giuste. Risposte disarmate, come lo è sempre la preghiera sincera, eppure così scomode da dover fronteggiare reazioni aspre. Risposte che tuttavia restano – come lei dice – serenamente «nonviolente» e soprattutto sono vere, belle, coinvolgenti, capaci di sconfiggere le solitudini e di generare e rigenerare scelte buone. Ma scelte buone sul serio. Buone perché accolgono, non negano, non uccidono, amano. Buone perché suscitate – vorrei dire "contagiate" – in modo anche imprevedibile eppure certo dalla vita che viene abbracciata e accettata così com’è e che può essere fragile e persino fragilissima – il figlio della sua amica… –, ma non è mai irrilevante e inutile. L’abbiamo documentato molte volte sulle nostre pagine, e anche dando conto il 15 luglio scorso delle assurde e violente contestazioni agli amici bolognesi della Comunità Papa Giovanni XXIII e al loro impegno di preghiera e di concreta vicinanza a donne e coppie in difficoltà per scongiurare il dramma dell’aborto. I figli e fratelli di don Oreste Benzi, da continuatori dell’opera instancabile di un prete coraggioso e santo, sanno dare risposte giuste perché sono tra coloro che dimostrano quotidianamente e anche pazzamente agli occhi del mondo – che l’amore vince su tutto. Il primo giugno scorso a Giovanni Ramonda, padre di famiglia e riconfermato primo successore di don Benzi, e a tutti i membri e animatori della Comunità fondata a Rimini nel 1968 e oggi presente in 32 Paesi di tutti i continenti lo ha detto con calore e forza il segretario generale della Cei, il vescovo Nunzio Galantino: «Sono qui anche per portarvi il "grazie" di tutti i vescovi italiani e della Chiesa per il servizio al Vangelo che voi, con la vostra vita, rendete giorno per giorno: in mezzo a tante parole in libertà, a tante ideologie, voi concretamente dite a me, e a noi, come far diventare il Vangelo vita di ogni giorno…». Proprio così. Le risposte giuste – noi cristiani dovremmo saperlo bene, e ricordarcelo – non si possono dare senza l’umiltà dell’ascolto, senza la forza della preghiera e senza l’efficacia dell’azione, strumenti essenziali per imparare a inchinarci solo davanti a Dio e a chinarci tutte le volte che serve, senza stancarci, ognuno nel proprio ambito e secondo le proprie responsabilità, sulle persone che nelle società che si dicono civili sono messe in cento modi all’angolo e vengono buttate via come "cose" da scartare o, ancora come "cose" da vendere e comprare, vengono allineati sui mille e mille "banconi del mercato" che un’economia senz’anima e una tecnoscienza senza misura continuano ad aprire al pubblico. A questa rovesciata cultura – dello scarto, dell’egoismo, dell’indifferenza ci dice Papa Francesco – dobbiamo opporci con mitezza e senza timidezze. Vivendo le risposte giuste, che sono più attraenti quando riescono avere la forza e la pulizia della voce di un bimbo appena nato.
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