La tentazione dell'evasione. E una verità: solo se si paga tutti si può pagare meno
sabato 15 giugno 2019

Caro direttore,
innanzitutto la ringrazio per il vostro e nostro giornale che seguo da molto tempo e trovo che è sempre puntuale e vero in quanto riferisce. Proprio per questo le scrivo per condividere una gioia a metà. Qualche settimana fa mi sono recato in Sicilia insieme a un gruppo di amici. Abbiamo visitato luoghi meravigliosi della costa ad est dell’isola: Siracusa, Messina, Catania, Taormina, l’Etna e molti altri luoghi. Tutti sono veramente di una bellezza non solo paesaggistica, ma anche storica e soprattutto sono impregnati di fede vera. Penso il Santuario della Madonna delle lacrime, e non solo. Penso a Tindari, nella diocesi di Patti. Insomma una bellezza che è un dono per il quale ringrazio il Signore e tutti coloro che custodiscono con grande passione e sacrifici questa realtà. Purtroppo – e, ripeto, purtroppo – l’esperienza mi ha fatto toccare con mano una triste consuetudine che pensavo fosse solo un pregiudizio di noi del Nord, ma che invece è reale. Ed è questo: in tutti i luoghi in cui il nostro gruppo si è fermato a mangiare nessuno ci ha mai rilasciato un documento fiscale, neppure un semplice scontrino o una ricevuta. Niente, anche se lo abbiamo chiesto sempre e ovunque. Chi giocava un po’ con le parole, chi diceva di aver fretta o tirava fuori un qualche escamotage… fatto sta che nessuno ha accontentato la nostra richiesta. Neppure la ditta che ci ha accompagnato con la corriera ci ha rilasciato nulla e ha voluto il pagamento in contanti. E nonostante i solleciti a rilasciarci un qualsiasi documento fiscale, anche via mail, non c’è stato nulla da fare, silenzio assoluto. Solo l’albergo che ci ha ospitato ci ha rilasciato correttamente un documento fiscale. Certamente questo non rovina i luoghi che abbiamo visitato, ma lascia una certa amarezza per uno stile che va a condizionare negativamente l’intero nostro sistema di Paese. La prego di tenere riservate le mie generalità (può capire perché), la ringrazio per la sua attenzione e auguro a lei e a tutta la redazione un buon lavoro.

D.V.

Prendo atto, caro amico, della sua denuncia dettagliata e appassionata. E la ringrazio del racconto che mi fa di questa vostra gita in Sicilia. Un racconto estasiato per la bellezza e la spiritualità dei luoghi, amareggiato per la infedeltà fiscale incontrata. Tuttavia, posso e voglio testimoniare a mia volta che in Sicilia personalmente non ho mai avuto problemi a ottenere scontrini e ricevute. A Palermo, mia tappa più recente, non ho nemmeno dovuto chiederlo: nella trattoria dove ho mangiato, mi hanno portato un conto compilato a regola d’arte, proprio come a Milano o a Roma o a Firenze... Non so se siano stati felici o infelici nel farlo, ma lo hanno fatto senza fare storie. Mi dispiace che lei abbia invece sperimentato con tanta allarmante frequenza qualcosa di così diverso. Spero che questo non abbia solo ferito e amareggiato lei e i suoi amici, ma abbia rafforzato la determinazione a stare nelle regole. Ne vale la pena. Non credo più da tempo alle chiacchiere demagogiche sul taglio delle tasse, ma credo a una verità semplice e lineare: per pagare giustamente meno, bisogna pagare tutti il giusto.

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