mercoledì 3 agosto 2016
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La decisione della comunità islamica di Rouen, di negare il rito funebre ad Adel Kermiche, l’assassino di padre Jacques Hamel, può apparire dura e persino iniqua, mentre è semplicemente storica. Colpisce solo l’ultimo dei terroristi jihadisti, peraltro un giovanissimo, abbattuto quando ormai non era più in grado di uccidere: e gli altri, e tutti gli altri? Iniqua, dunque, ma in quanto inedita e di rottura. E soprattutto pubblica, inserita dichiaratamente nella visione coranica della vita e della società. Perciò, storica. Il fatto su cui è importante tornare a riflettere è la spiegazione data dal presidente del consiglio islamico della Normandia, secondo il quale il rifiuto di onoranze pubbliche e della sepoltura nel cimitero musulmano discende dalla convinzione che Kermiche abbia compiuto un gesto «impuro» e dalla preoccupazione di «macchiare l’islam con quella persona». Che ha ucciso usando addirittura il nome di Dio… Parole che non capita spesso di ascoltare da un sacerdote o da un vescovo, perché la pietà e l’affidamento al giudizio del Signore non possono conoscere eccezioni, ma che non sono affatto lontane nello spirito da quelle che motivano, ad esempio, la sacrosanta decisione della Chiesa cattolica di non celebrare funerali pubblici dei mafiosi e di non consentire loro, sino a un autentico cambiamento di vita, di partecipare in modo rilevante alla vita della comunità cristiana. I sacramenti cristiani, tutti i sacramenti, hanno anche una natura pubblica, che rinvia alla dimensione comunitaria della religione. E anche le decisioni prese da importanti imam e da migliaia di semplici musulmani di Francia e d’Italia – partecipare per fraternità e solidarietà alla Messa cattolica e negare i riti funebri al giovane terrorista di St Etienne du Rouvray – fanno emergere proprio questa dimensione, che è centrale pure nella religione islamica, per quanto non sia così scontata nella sua interpretazione. Ma una nuova sensibilità sta emergendo almeno in Europa, tant’è vero che la scelta di Rouen è stata condivisa in Germania dal Consiglio centrale dei musulmani che ha dato formale indicazione di non consentire onoranze e sepoltura in cimiteri musulmani a terroristi assassini. Una decisione solenne, motivata dai casi degli attentatori suicidi di Wurzburg e Ansbach. Bisogna dire che la dimensione comunitaria è sostanzialmente comune alle cosiddette tre religioni del Libro: ebraismo, cristianesimo e islam, per quanto il giudizio finale sia riservato a Dio, convergono su un punto nodale: non solo i singoli ma le comunità religiose debbono fare i conti con il Male – e prendere una posizione inequivoca – già in questo mondo. Nel caso dell’islam, ciò comporta delle conseguenze politiche, giuridiche e sociali che possono apparire particolarmente 'dure', in particolate agli europei più secolarizzati: il peccato del singolo ricade su tutti e l’unico modo per lavare quella macchia è la damnatio memoriae, che si compie attraverso il rifiuto delle esequie religiose e trasforma l’empio, in quanto membro di quella comunità storica, in un uomo mai nato.  Questa condanna – e particolarmente il fatto che sia pubblica e inquadrata nell’osservanza del Corano – smonta il teorema del califfato nero di Raqqa, che pone alcuni insegnamenti coranici al servizio del proprio disegno imperialista e che per prevalere deve spezzare i vincoli di pace e convivenza interni alla stessa comunità musulmana oltre che quelli esterni ad essa. Il Daesh si è dato un’architettura internazionalista sulla base del presupposto che questi vincoli fossero deboli, secondo un’analisi ideologica e non storica che è già stata fatale, mutatis mutandis, al sovietismo. Ora con una scelta storica, i coraggiosi imam francesi dimostrano che, al contrario, questi vincoli sono talmente forti da resistere all’impeto delle strutture di peccato. Che malgrado la pervasività di internet, la dimensione comunitaria dell’esperienza religiosa è ancora in grado di indirizzare le anime e le menti degli uomini. Che la guerra di religione fa parte di un’altra storia, che la resistenza alla fascinazione fondamentalista e assassina è possibile e fruttuosa, e che la via del rispetto reciproco e di una civile ricerca comune è possibile, distinguendo con nettezza il bene dal male. Rinunciando al male, ribellandosi da persone e da credenti all’orrore.
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