La pandemia ha reso chiaro che di solo Pil non si vive
mercoledì 2 settembre 2020

Gentile direttore,
come cittadino e come medico vorrei fare una breve riflessione sul periodo che stiamo attraversando. In particolare l’entrata in scena dell’ormai famoso virus Covid ha stravolto le nostre vite, i nostri rapporti umani, e molto altro, ma ci ha offerto, se sapremo coglierlo, anche la possibilità di rivedere alcune impostazioni della nostra società; mi riferisco in particolare al famoso e sempre citato Prodotto interno lordo, che viene abbreviato in Pil. Sembra quasi che la nostra società sia basata esclusivamente su questo imperante indicatore, perché da esso dipende il futuro del nostro Paese o almeno così vogliono farci credere politici ed economisti. Ma a tal proposito vorrei citare parte di un discorso – che so, direttore, esserle caro – pronunciato da Robert Kennedy il 18 marzo 1968 presso l’Università del Kansas: «Il Pil non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia, la solidità dei valori famigliari o l’intelligenza del nostro dibattere. Il Pil non misura né la nostra arguzia, né il nostro coraggio, né la nostra saggezza, né la nostra conoscenza, né la nostra compassione, né la devozione verso il nostro Paese. Misura tutto, in poche parole, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani». Così vale anche per il nostro Paese, pertanto concludo: il Pil è molto importante, ma non si vive di solo Pil!

Gabriele Maccanti

Lei, gentile dottor Maccanti, richiama le ragioni per cui – cinque anni fa e per un anno intero – decidemmo di lanciare attraverso “Avvenire” una lunga campagna di informazione e di opinione per “convincere” il governo italiano a fare perno nella sua programmazione economico–finanziaria non soltanto sul dato del Pil, ma anche su quell’indicatore (complesso e davvero prezioso) che si chiama Bes, ovvero Benessere equo e sostenibile . Il Bes – in parole semplici – registra dati sul livello non soltanto della produzione di beni e servizi (pur importante!), ma anche sulla qualità e organizzazione di quella produzione (e dei modi più o meno equi e sostenibili) con cui si realizza e sul conseguente impatto nella vita dei cittadini. A quell’impegno abbiamo fatto seguire il gran lavoro condotto assieme alla Scuola di Economia civile (Sec) e a Federcasse, che ha portato a partire dal 2019 al Rapporto sull’Italia del “Ben–vivere. L’Avvenire dei territori” che alla fine di questo mese di settembre presenteremo per la seconda volta in occasione del Festival dell’Economia civile, che si terrà a Firenze e via web. La splendida sintesi contenuta nella riflessione di Bob Kennedy ci è di sprone, il magistero dei Papi – dall’inizio del Novecento a oggi – ci è di guida.

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