venerdì 14 giugno 2013
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New Delhi 13 giugno stop Sospeso dopo 163 anni servizio telegrafico stop Compagnia telefonica pubblica indiana Bsnl getta spugna stop Buoni vecchi telegrammi resi obsoleti da sms email tweet et diavolerie analoghe stop Ferale notizia est su prime pagine tutta stampa indiana stop. Il telegrafo in declino, bella scoperta. Ma la fine dei servizi in un Paese-Continente come l’India è una campana a morto che rimbomba fragorosa. Negli Usa, il servizio gestito dalla Western Union aveva tirato le cuoia nel 2006. Vendetta postuma dei tanti indiani che nel West si arrampicavano sui pali per tagliare i «fili che parlano», annullando un’arma formidabile dei visi pallidi, altro che i segnali di fumo. In India gli inglesi avevano portato il telegrafo nel 1851. Sei anni dopo, sarebbe stato decisivo per sopire la prima grande rivolta contro i colonizzatori.Si compiono così almeno due «profezie». Quella di Marshall McLuhan: il «villaggio globale», fatale conseguenza degli innumerevoli rivi d’elettricità che irrorano generosi il mondo intero accorciandone le distanze, negli ultimi 20 anni ha accelerato geometricamente schizzando sulle onde immateriali dei bit. E pensare che l’alfabeto ridotto a due segni – il punto, la linea – inventato da Samuel Morse aveva anticipato, inconsapevolmente, un altro linguaggio basato su due segni – sì, no – la lingua dei pc. Più semplice, più veloce, più remoto. E l’altra profezia, assai più antica e inconsapevole, di Mary Shelley, la ragazzina che sulla soglia dell’Ottocento intravede nell’elettricità la forza possente, allora misteriosa, capace di rivoluzionare la storia, dando vita a un uomo nuovo... e pazienza se era un mostro, quello del professor Frankenstein. Spesso, di fronte alla novità, la paura prevale sulla speranza.Muore il telegrafo materiale. Ma non muore il telegrafo nell’immaginario e nella cultura, quella che si manifesta nel linguaggio quotidiano. Continueremo a esprimerci «telegraficamente» anche senza telegrafisti: «Sii telegrafico», ovvero breve e sintetico, dicendo il massimo nel minimo spazio; così come qualcuno, avventato, continua a «mettere il carro davanti ai buoi», metafora che con il trattore con funzionerebbe, anche se oggi, nel mondo sviluppato, i carri attaccati ai buoi (pii o miscredenti) vivono solo nei film e nei quadri. E anche noi giornalisti, in previsione di tempi grami, con i nostri articoli di riserva ficcati nel cassetto «mettiamo fieno in cascina», anche se le cascine sono ormai residenze ristrutturate e il fieno ci fa starnutire.Morto? Fino a certo punto. Ad esempio, il telegrafo vivrà a lungo nelle note malinconiche di Enzo Jannacci, con quel «Giovanni, Telegrafista» nella sua «stanzioncina povera, c’erano più alberi e uccelli che persone», e già negli anni Sessanta il telegrafo appariva antiquato al cospetto dei telefoni in bachelite e delle ardite interurbane. Giovanni ama Alba ma lei, una mattina senza sole, fugge «per andare abitare città grande piena luci gioielli», e Giovanni e il suo telegrafo apparivano già irrimediabilmente, romanticamente obsoleti...Roma 14 giugno stop Apprendiamo attoniti grave lutto stop Costernati esprimiamo at cugini indiani Bsnl vive condoglianze stop Noi però teniamo duro et continuiamo tetragoni et immarcescibili at spedire telegrammi stop Chisseneinfischia delle diavolerie stop Poste Italiane stop.
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