sabato 3 ottobre 2015
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Sono passati poco più di cinque mesi dall’inaugurazione dell’Expo di Milano. Era il primo maggio, una giornata dai colori grigi e una pioggia leggera, poche le persone a vagare curiose e un po’ spaesate tra Cardo e Decumano, tra i padiglioni semivuoti o non esattamente completi e i ristoranti con le cucine ancora fredde. Niente a che vedere con le code e le attese di oggi, la ressa, i selfie a ripetizione, ma anche il clima di stupore e di festa che si respira negli appuntamenti a cui gli italiani decidono di partecipare in massa, trasformando la partecipazione in evento popolare e occasione di gioia.C’era molta attesa, il primo maggio, per quello che sarebbe stato l’Expo, appuntamento dal tema alto e ambizioso, "Nutrire il pianeta, energia per la vita". E quel giorno, con l’intervento di papa Francesco, arrivò un segnale bellissimo e importante, un messaggio capace di imporre una scansione di temi in profondità a una manifestazione ancora in cerca di un vero significato oltre la dimensione ludica e commerciale.L’Expo, aveva suggerito il Papa, sia «un’occasione propizia per globalizzare la solidarietà», per avere «coscienza dei volti», i volti di quei «milioni di persone che oggi hanno fame e non mangeranno in modo degno». In questi mesi le occasioni per parlare di quei volti e pensare a quelle persone non sono mancate, soprattutto attorno all’attività del padiglione della Santa Sede o agli eventi Caritas. E proprio domani si terrà il momento forse a maggiore impatto di tutta l’Expo, la "Mensa dei popoli", organizzata da Diocesi di Milano, Caritas e Duomo Viaggi: 3mila pasti serviti a 1.800 persone in difficoltà che arriveranno da tutta la Lombardia, in una tavolata aperta ai visitatori che vorranno partecipare offrendo 10 euro.Un tappeto rosso accompagnerà gli ospiti ai tavoli, come nelle grandi occasioni, per un menù semplice e sobrio, a base di cous cous. Una festa nella festa, una festa speciale: i "volti" di chi ha fame alla stessa tavola con i "volti" dell’Expo, una giornata di pensieri e di spensieratezza, di condivisione e presa di coscienza. L’esposizione di Milano non è stata solo questo, ma è anche questo. Globalizzare la solidarietà, come ha chiesto il Papa, è sapere che questa mensa non chiuderà con l’Expo.
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