martedì 21 giugno 2016
Il caso Lavagna: la buona politica unico antidoto alle infiltrazioni
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Al Nord la ’ndrangheta non ha bisogno di sparare o di mettere bombe. Anche se è sempre pronta a farlo. Ma per marcare il territorio bastano gli affari, basta la corruzione, basta il perverso intreccio con la politica. A Lavagna gli uomini del clan Rodà Casile di Condofuri, paese jonico, avevano messo le mani su quasi tutto, dalle spiagge ai chioschi, dagli appalti ai rifiuti. E questo grazie a una politica locale, sindaco in testa, che in cambio di cospicui pacchetti di voti lasciava campo libero se non addirittura favoriva il clan. In particolare per il ricco affare dei rifiuti. Già, ancora una volta mafie e rifiuti. Non nella “terra dei fuochi”, non nella disastrata Sicilia nuovamente in emergenza, e neanche nella Calabria dei traffici “misteriosi”. Ma non c’è da stupirsi. Le mafie si inseriscono dove è più facile e in Liguria lo è.  E non da oggi. Una regione che ancora manda in discarica i due terzi dei suoi rifiuti è un invito a nozze. Una regione “in costante stato emergenziale”, come denunciano i carabinieri, è una porta aperta alle imprese mafiose. Basta un terreno e un po’ di camion. E in questo i clan sono, purtroppo, bravissimi. Magari portando in discarica oltre alla “mondezza” anche rifiuti pericolosi. Se poi trovano politici disponibili l’affare è fatto. A loro non interessa, ovviamente, la raccolta differenziata, né un ciclo integrato dei rifiuti con impianti efficienti e sicuri. Dovrebbe, invece, interessare agli amministratori locali. È la buona ed efficiente politica l’unico vero antidoto alle infiltrazioni mafiose. Anche e soprattutto al Nord. Invece quando si opera in emergenza, con l’acqua alla gola, senza programmare, non si pensa due volte ad accettare offerte di chi assicura soluzioni. Quali siano non importa. Le mafie fanno affari e offrono servizi, tolgono, a modo loro, le castagne dal fuoco. E forniscono anche voti. Cosa volere di più? Neanche uccidono... Infiltrazione soft, tollerata se non addirittura cercata. Non c’è altra scelta? Proprio la Calabria dice che invece c’è altro. E proprio il paese del clan, Condofuri, sciolto per infiltrazione della ’ndrangheta e ora guidato da un’amministrazione giovane, pulita ed efficiente. Già, si può. Si può dire no alle mafie, si può fare buona politica, si può fare buona amministrazione. Il Sud ha pagato pesantemente ma sta imparando, offrendo esempi positivi. Ora tocca al Nord. Le mafie ci sono e puzzano come quei rifiuti, anche quando vestono l’abito dell’imprenditore o del politico “amico”.
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