mercoledì 3 aprile 2013
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​Caro direttore,due mesi fa lessi il romanzo di Victor Hugo "I miserabili". Mi è rimasto impresso il primo capitolo, dove Victor Hugo descrive la vita del vescovo Myriel. Rinunciò ai lussi che il palazzo vescovile gli metteva a disposizione: donandolo all’ospedale che aveva bisogno di molto spazio, si accontentò di un vecchio stabile sufficiente per lui, per sua sorella e per la sua domestica. Dello stipendio che riceveva tratteneva solo il puro necessario per vivere e il resto lo distribuiva ai poveri. La vita che conduceva rispecchiava fedelmente il Vangelo, perciò non voglio elencare tutte le sue opere, basta leggere il capitolo che lo riguarda. Ebbene, prima che il Conclave iniziasse, mi sono detto: bisognerebbe che tutti i cardinali, i vescovi e i prelati delle curie leggessero questo libro del vescovo Myriel, e si adeguassero al suo esempio: allora sì che la Chiesa ritornerebbe alle origini, insegnate dal Vangelo. I fedeli si stanno allontanando, perché sono stanchi di sentire la famosa frase: «Fate quello che vi dico, ma non fate quello che io faccio». Il nuovo Santo Padre, papa Francesco, sembra che voglia prendere di esempio non solo san Francesco, ma anche questo santo vescovo Myriel vissuto 200 anni fa nel romanzo di Victor Hugo. Spero tanto che continui nel futuro come ha iniziato e che faccia pulizia nella Curia romana. Io continuerò a pregare per lui come ci ha insegnato don Bosco.

 

Renato Ceroni

Potrei riempire questa pagina e continuare nei prossimi giorni, a puntate, elencando nomi di vescovi, preti, religiosi e religiose che vivono come lei dice e non come in un romanzo, ma secondo il vangelo. E potrei fare nomi e nomi di “curiali” che vivono esattamente nello stesso essenziale modo, onorando il loro servizio e corrispondendo con umiltà e coraggio alla loro vocazione. Senza che nessuno regali loro titoli di giornale. Intendo dire, caro signor Ceroni, che la quasi totalità delle persone consacrate a Dio e ai fratelli, vivono in povertà personale e usando poveramente (cioè non per sé, ma per bene) delle risorse e delle strutture ecclesiali e di tutto ciò che la generosità di tanti offre, tramite loro, a quelli che chiamiamo “ultimi”. Conosco direttamente persone e opere o ho avuto modo di scoprirle attraverso quel passaparola che non è solo un veicolo di pettegolezzi e altri malevoli “si dice”, ma anche lo storico e popolare “mass media” della buona vita, della buona volontà e della buona testimonianza. Un circuito positivo che cerchiamo di alimentare anche noi, sulle pagine di questo giornale, attraverso storie ed esperienze concrete di annuncio e di solidarietà. Le conosco come conosco tanti cristiani buoni e – come lei – esigenti prima di tutto con se stessi, tanti altri cristiani poco o nulla praticanti e persino uomini e donne non credenti che si fidano totalmente (e sovente esclusivamente) della Chiesa per le loro opere di bene, per l’aiuto da destinare senza fanfare e con sicurezza di risultato ai veri poveri. Qualcuno, caro amico, quando dico e scrivo questo, sostiene che lo faccio per dovere d’ufficio, perché oggi dirigo un giornale d’ispirazione cattolica. Invece, lo faccio da una vita e semplicemente perché è vero. Così com’è vero che alcuni, anche nella nostra Chiesa, in vario modo non si dimostrano – o non si sono dimostrati – all’altezza della propria vocazione e della testimonianza dei loro confratelli (e quando dico questo, caro amico, penso anche a noi laici) . Ma è un fatto che i buoni esempi, per quanto snobbati e persino distorti, sono infinitamente di più. Per questo è bene che le strutture di servizio ecclesiale – e la curia romana, come ogni altra curia, questo è – tornino a essere di nuovo capite (ma, prima ancora, percepite) dai fedeli e da chiunque altro secondo il metro loro proprio, senza possibilità di equivoci. Credo, insomma, che il monito da lei citato – l’originale è di Nostro Signore ed è riferito a certi sentenziosi e autoproclamati “giusti”: «Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno» (Matteo 23, 3) – sia utile a tanti. Prezioso nella comunità cristiana e altrove, anche nelle redazioni dei giornali. Ma soprattutto continuo a credere che il limpido e coinvolgente buon esempio che viene dal Papa sia irresistibile, anche per quelli che non conoscono bene la Chiesa o si fanno abbattere dai cattivi esempi o subiscono gli effetti di un’informazione che a lungo si è nutrita solo di negatività vere o presunte. Anche in questo, però, mi pare che qualcosa stia cambiando. E, forse, ci si può leggere un piccolo grande segno dei tempi.

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