Il "tu" del Festival e la risposta che forse già c'è (Ah, ascoltare...)
sabato 5 febbraio 2022

Caro direttore,

una domanda attraversa il cuore di ogni uomo e non permette che stia tranquillo: io chi sono? Può capitare che resti sotto traccia per anni, o che la si ritenga inutile o senza risposta, ma nessuno la può eliminare. Leggendo i testi delle canzoni del Festival di Sanremo sono rimasto colpito dal fatto che in quasi tutte (fatta eccezione solo per quattro) ci si rivolga a un “tu”, e con struggimento. Sguardi, mani, parole, cuore, gesti... davanti a un altro. È proprio vero che possiamo dire “io” solo se diciamo “tu”. Scopriamo chi siamo solo davanti a una presenza in grado di conquistare la nostra vita. L’alternativa è “semplicemente” la disperazione, oppure accettare che siano altri a dirci chi siamo (per esempio il potere di turno). Non vorrei che tra le polemiche, le sceneggiate, le parole inutili di questa settimana scappasse via questo “tu” così desiderato tanto da far cantare «In ogni gesto ti cercherò, nel silenzio ti ascolterò» (Irama). La domanda resta, il cuore vibra, la realtà chiama. E se Uno ci stesse già rispondendo?

don Simone Riva, Monza


Parliamo tanto di ascolto, ma poi non ascoltiamo (quasi) mai. Non scopro oggi che lei, caro don Simone, sa leggere e sa ascoltare. Per questo non scrive a vanvera. Un po’ come proviamo a fare anche noi, ogni giorno, anche a proposito del settantaduesimo Festival di Sanremo. Grazie.

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