Il terrorismo non fu «guerra» e ragioni e torti sono chiari
martedì 25 gennaio 2022

Caro direttore,

in una recente intervista Sergio Segio, ex terrorista di Prima Linea, torna a sostenere e ribadire alcune tesi storiche care a chi abbracciò la lotta armata: che negli anni 70 del Novecento vi fu una guerra tra gli apparati dello Stato e i terroristi rossi, che il potere politico incarnato dalla Dc fu responsabile della strategia della tensione e delle stragi, che, in conclusione, «noi abbiamo sbagliato, ma loro non avevano ragione» ('Il Venerdì', 21 gennaio 2022).

Insomma, Segio ribadisce le ragioni che portarono alla lotta armata, in una lettura della storia che di fatto non è cambiata in questi 40 anni, e che – a mio parere – rende le sue ammissioni di aver sbagliato prive di credibilità. Sia chiaro: ha tutto il diritto, Segio, di dire ciò che crede, e può farlo anche perché siamo in una democrazia, quella democrazia che ha vinto contro chi pensava di abbatterla con le armi in pugno in quegli anni. Ma abbiamo il diritto anche noi di rimanere sconfortati nel constatare la povertà di analisi che ancora oggi impedisce a chi si è reso responsabile della morte di tante persone innocenti di fare davvero i conti con la propria storia. Non c’era una guerra in quegli anni: la guerra era nella testa di chi imbracciò le armi, senza capire, come mostra di non capire ancora oggi, che la lotta per una società migliore, più giusta, la lotta contro le resistenze al cambiamento, la lotta contro gli apparati deviati si faceva dentro le istituzioni della Repubblica, dentro i partiti, con la partecipazione. Si faceva con la fatica della politica, come fecero milioni di persone allora, e non con la scorciatoia delle armi, come fece invece una piccola e sparuta minoranza incapace di capire la realtà. E la democrazia ha vinto non 'nonostante' la Democrazia Cristiana, nonostante le istituzioni, ma grazie a loro, grazie al fatto che nella Democrazia Cristiana che allora governava il Paese, e nelle istituzioni repubblicane, c’erano, erano prevalenti e alla fine hanno vinto le forze democratiche, a dispetto degli attacchi che allora subirono dall’interno e dall’esterno.

Proprio per questo, chi allora aveva a cuore lo sviluppo dell’Italia e la difesa della democrazia, e sapeva la complessità della realtà, lottava con gli strumenti della democrazia, non con le armi. Altro che guerra: le persone uccise da Segio e dai terroristi di allora sono vittime innocenti di una lettura della storia semplificata, semplicistica, povera ai limiti dello schematismo, che venne fatta allora, e che lascia davvero interdetti risentire oggi.

Avvocato, deputato del Pd

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: