Il senso nascosto del referendum e ciò che è bene che accada col voto
sabato 3 dicembre 2016

Caro direttore,
siamo quasi arrivati al momento del voto sul referendum circa le proposte di riforma costituzionale. E non smetto di stupirmi del fatto che, per non pochi, esso continui a essere uno strumento per sostenere o, al contrario e perlopiù, far cadere il Governo Renzi. A me sembra che tale atteggiamento sia superficiale e profondamente errato, anche se mosso da ideali a volta persino nobili. Io ritengo che al referendum si debba votare con l’unico criterio di valutare se la proposta, sia ritenuta utile o no all’Italia, in altre parole esclusivamente valutando sul merito della proposta. Personalmente ritengo che questa riforma, sia pure imperfetta, costituisca un grosso passo avanti per migliorare il nostro sistema legislativo. I governi passano, la Costituzione resta. Abbiamo nelle nostre mani la possibilità di contribuire a una scelta buona per il Paese, prescindendo dalle proprie simpatie o antipatie per un determinato partito o schieramento e da tattiche contingenti.

Benedetto Patrizi

Gentile direttore,
il primo gennaio la Costituzione Italiana ha compiuto sessantotto anni durante i quali ha subìto trentotto lifting (modifiche con legge costituzionale). Quindi mediamente finora, in Italia, il Parlamento ha modificato la Costituzione ogni ventidue mesi; l’ultima volta nel 2012 (“Introduzione del principio del pareggio di bilancio” con modifica degli articoli 81, 97, 117 e 119). Nel referendum costituzionale confermativo del 2006 ha invece vinto il No e non sono passati trent’anni... Si smetta – per amor di Patria – di dipingere il Sì come unico/ultimo treno per le riforme dal 1948 a oggi e il No come un rinvio, al minimo, trentennale!

Matteo Maria Martinoli

Caro direttore,
dovremmo imparare oggi dal referendum del 1946, quello della scelta tra Repubblica e Monarchia. Una grande consultazione che spaccò in due il Paese, come è prevedibile che succeda domenica 4 dicembre. Allora, dopo il voto, che cosa fecero gli italiani? Esasperarono lo scontro? Niente affatto! Si misero a costruire insieme la nuova Repubblica, cioè lavorarono a edificare una democrazia che sapesse valorizzare ogni identità, ogni tensione ideale. Di fatto il Paese, dopo la divisione, ritrovò una unità e partì deciso per la sua ricostruzione, e raggiunge positivamente l’obiettivo. I nostri politici, dopo il 4 dicembre, faranno lo stesso? Vorranno imparare dalla lezione della storia? Spero di sì, anche perché dentro una campagna elettorale spesso gridata e assai ideologica c’è stata, a mio parere, anche tanta volontà di dialogo. Da questo si deve ripartire, dalla volontà di dialogo!
Gianni Mereghetti

So che i lettori di questo giornale sono buoni cittadini, anzi ottimi. Lo testimoniano anche le loro lettere, quelle che pubblichiamo, quelle che ricevono risposta pubblica o privata, quelle che – di quando in quando – fanno germinare pagine di approfondimento, di seria denuncia, di racconto positivo e propositivo. Anche le tre lettere che precedono questa riflessione, dedicate al referendum costituzionale di domani, domenica 4 dicembre, ne sono conferma. Come le altre che sono in questa stessa pagina e come quelle che sono uscite nei giorni scorsi. Idee anche distinte e infine lontane (come un Sì e un No, appunto), espresse con forma e piglio diversi, ma anche pacate e utili, verrebbe da dire – visti i tempi, non certo per la tradizione della casa – sorprendentemente pacate e utili. Soprattutto in grado di dimostrare che, qualunque spettacolo sia andato in scena nella campagna referendaria (dove molto, ma non tutto è stato sconcertante), ci sono italiani che hanno continuato a ragionare e a decidere senza consegnarsi alla logica degli slogan duramente contrapposti e delle catastrofi annunciate da certi sostenitori e da altrettanto tenaci detrattori della riforma della seconda parte della Costituzione. Abbiamo cercato di metterci al servizio di persone così. Credo che siano tante nel nostro Paese. E sono convinto che sono loro che hanno conservato e che restituiranno nell’urna di domani il senso nascosto o anche solo offuscato (non per caso, ma perché è stato via via volutamente nascosto o, comunque, anche malamente offuscato) di questa grande consultazione referendaria. Cittadini così meritano che il loro voto, comunque si orienti, venga rispettato. E che nessuno si azzardi a strumentalizzarlo. Non sarà facile, ma è possibile. I nostri politici (non tutti, ma neanche pochi) possono farcela...

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