Il prezioso coltan il Congo depredato e tante gocce anti-sfruttamento
venerdì 5 marzo 2021

Gentile direttore,
sollecitata da quanto ha scritto lei in risposta alla lettera del signor Zorloni (“Avvenire”, 24 febbraio 2021), tengo a raccontarle la mia esperienza. Fino a tre anni fa circa non ero per nulla consapevole di ciò che accadeva nella Repubblica Democratica del Congo. Un mondo così lontano, seppur molto più vicino di quanto noi non ci immaginiamo. Una sera durante una cena due cari amici mi raccontarono delle grandi problematiche dell’estrazione del coltan; rimasi colpita e decisi così di iniziare ad acquistare in modo critico. Pc, smartphone, tablet a me tanto utili e cari vengono prodotti con uno sfruttamento inimmaginabile. Ho sentito il dovere come cittadina di contribuire seppur in minima parte a combattere questo scempio. È una goccia nel mare? Sì, ma una goccia sincera e profonda. C’è bisogno di informazione, c’è bisogno di conoscenza profonda del tema e c’è bisogno di un mondo pronto all’ascolto e deciso a un cambiamento radicale. Mi sono accorta che il mondo è sordo, anche quello cattolico, e ne sono profondamente dispiaciuta. “Avvenire” favorisce un pensiero critico, oggi poco sponsorizzato! Non demorda e favorisca informazioni e pensieri che aiutino l’umanità a credere ancora in un bene collettivo.

Valentina Broggio

Posso assicurarle, gentile signora Broggio, che continueremo a fare il nostro lavoro d’informazione. Così come io sono certo che lei continuerà a coltivare l’arte umana e cristiana dell’«acquisto critico». E, poi, stia pur certa che ogni “goccia” conta e che tante buone gocce scavano la roccia dell’indifferenza e dell’inconsapevolezza rendendo più difficile lo sfruttamento, in Congo e altrove. Servono fede e tenacia, bisogna crederci. Ma funziona.

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