martedì 11 dicembre 2012
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Caro direttore,
tempo fa le scrissi riguardo alla necessità di elaborare un "manifesto" che recepisse le idee di fondo per l’eventuale costituzione di un nuovo, vitale rassemblement moderato, dove trovassero accoglienza attenta anche le istanze cattoliche. In quei giorni fu presentata, quasi a rispondermi, l’iniziativa di Montezemolo e altri che, però, nel tempo, rimase in una fase un po’ interlocutoria e sospesa. Le scrissi, anche, che, difficilmente, a mio avviso, questo rassemblement avrebbe potuto costituirsi efficacemente a breve, in tempo per le prossime elezioni, perché, sempre a parere mio, questo non poteva succedere finché non si trovassero chiare linee guida della sua politica di fondo. Gli avvenimenti degli ultimi tempi sembrano darmi in parte ragione: affannose rincorse "al centro" di tutti i partiti senza che vi siano, non solo programmi, ma una chiara filosofia socio-economica atta a supportarli. Rincorsa che lascia gli elettori scettici e lontani. Questo perché in Italia, ormai da più di cinquant’anni, si è aperto un solco insanabile e non ancora superato, tra i mille modi di definirsi "cattolico". Eppure non dovrebbe essere difficile, una volta per tutte, diradare le fitte nebbie di certi atteggiamenti volutamente ambigui e ritornare a un’unità di fondo. Armonizzando innovazione e tradizione, come più volte ha richiamato il Papa e anche ritornando a certi "stili" di comportamento ormai abbandonati dalla maggior parte dei cosiddetti "deputati cattolici". I distinguo senza fine sui valori non negoziabili per – diciamolo, via! – giustificare certi comportamenti e arrivare in ogni modo ad alleanze improbabili, i giudizi, le maldicenze, i gossip – cioè le vecchie "mormorazioni", un tempo peccati gravi tout court – usati continuamente come una clava contro gli avversari, i volti lividi e arcigni (ah, l’ascolto, l’accoglienza!) davanti a chiunque non la pensi in modo "cattolicamente corretto". Facciamo prima i cattolici, veri cattolici credibili, secondo le indicazioni del Papa che soprattutto sulla famiglia e non solo, ha parlato con concetti inequivocabili e cristallini. Poi forse potremo ricostruire l’Italia e le sue tradizioni più vere assieme a coloro che, armati di buona volontà, lo vogliono davvero.
Emi Degli Occhi, Milano
Il "poi" è già adesso. Questo è quel che penso, cara e gentile amica. E penso che bisogna rendersene conto, e con umiltà e fiducia accettare doveri (e limiti) del contributo che i cattolici assieme a quelli, come loro, "di buona volontà" possono oggi dare. E soprattutto penso che bisogna di nuovo imparare la pazienza dello stare più uniti che si può (e, comunque, uniti sull’essenziale e sul non mercanteggiabile). C’è da spendersi in modo sensato per il bene comune.
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