giovedì 7 gennaio 2010
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L’ Epifania è un giorno che rac­conta luce svelata, è un gior­no di straordinario fascino: e, ieri, il Santo Padre si è lasciato illumi­nare dalla luce della pagina di Mat­teo e l’ha riflessa nel significato quotidiano dei nostri giorni. Nel co­gliere l’apparente distanza tra il te­sto di Isaia e quello di Matteo, tra la profezia e la realtà della grotta di Betlemme, Benedetto XVI ci ha ri­cordato come invece tra la pro­messa e l’adempimento non vi sia affatto una frattura, ma la difficoltà dell’uomo di comprendere le vie di Dio, perché le sue parole non sono le nostre parole, i suoi pensieri non sono i nostri pensieri. Imprigiona­to in categorie propriamente uma­ne, identificando l’onnipotenza in una sorta di strapotere capace di schiacciare e sottomettere chiun­que, l’uomo di ogni tempo è inca­pace di comprendere che l’onni­potenza di Dio è tale perché Dio è Amore, amore infinito, gratuito che dona se stesso, il Figlio unigenito, per la salvezza dei suoi figli: «La sua grandezza e potenza non si espri­mono nella logica del mondo, ma nella logica di un bambino inerme, la cui forza è solo quella dell’amo­re che si affida a noi». Indubbiamente, ha spiegato il San­to Padre, rispetto alla splendida vi­sione di Isaia, in cui la grande luce di Dio avrebbe attirato a sé tutti i re delle nazioni, «quella che ci pre­senta l’evangelista Matteo appare povera e dimessa: ci sembra im­possibile riconoscervi l’adempi­mento delle parole del profeta I­saia. Infatti, arrivano a Betlemme non i potenti e i re della terra, ma dei Magi, personaggi sconosciuti, forse visti con sospetto, in ogni ca­so non degni di particolare atten­zione ». È dunque comprensibile che da sempre l’uomo sia rimasto affascinato dalla visione di Isaia, più che dal racconto di Matteo, tanto che ancora oggi, ha ricorda­to il Papa, nei nostri presepi i Ma­gi vengono rappresentati con vesti da re, su cammelli e dromedari. Eppure, al di là dell’apparente con­traddizione, della potenza e della crudeltà di Erode, che costringe al­la fuga la Sacra Famiglia, nono­stante «l’episodio dei Magi sembra essere cancellato e dimenticato», il Santo Padre ha colto in tutta la sua pienezza l’adempimento del­la profezia nella pagina di Matteo. L’episodio dei Magi non si chiude con il ritorno frettoloso alle loro terre, non scompaiono dallo sce­nario della storia della salvezza. Al contrario per Benedetto XVI «quei personaggi provenienti dall’O­riente non sono gli ultimi, ma i pri­mi della grande processione di co­loro che, attraverso tutte le epoche della storia, sanno riconoscere il messaggio della stella, sanno cam­minare sulle strade indicate dalla Sacra Scrittura». Le parole del Papa sono dunque un forte invito a seguire la stella, ad a­prire gli occhi e il cuore per abban­donarci all’amore di Dio. Come i Magi nell’offrire oro, incenso e mir­ra, segno della regalità e divinità di quel Bambino che avrebbe ingoia­to la più amara delle erbe, dichia­rano la loro sottomissione al pic­colo Re, così noi tutti, uomini del­la terra, di Oriente e di Occidente, del Nord e del Sud siamo chiamati a scegliere tra la presunzione del mondo e «l’umiltà autentica», tra il potere della terra e il vero coraggio «di essere bambini nel cuore, di stu­pirsi, e di uscire da sé per incam­minarsi sulla strada che indica la stella, la strada di Dio». E chi si la­scia illuminare dalla stella come i Magi non può più tornare indietro, né può sottomettersi al potere de­gli Erodi di ogni tempo, ma seguirà la luce, quella dell’amore di Dio, che sempre si manifesta tra i poveri, tra gli ultimi della terra. L’invito del Santo Padre a incamminarci sulla strada segnata dalla stella è un in­vito coraggioso a non lasciarsi vin­cere dalla notte, la notte della crisi economica, la notte della violenza, del terrorismo, è un invito a non ri­manere indifferenti di fronte alla stravolgente novità di un Dio che si fa carne per rimanere vicino a noi. Un Dio così grande da farsi picco­lo, che facendosi Bambino ha l’u­miltà di affidarsi alle nostre cure per poter crescere nel nostro cuore, nel­la nostra storia, nella storia del mondo.
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