Ciò che resta davvero, qui, della nostra vita
sabato 29 ottobre 2016

Caro direttore,
con il documento Ad resurgendum cum Christo, la Chiesa puntualizza, tra aperture e conferme della dottrina, sulla sepoltura dei defunti e la conservazione delle ceneri in caso di cremazione. Tempo fa, entrando in Novara, ho scorto sul retro di un autobus cittadino una pubblicità di una Società di cremazione che proponeva, forse inconsapevolmente, uno slogan dal sapore di un motto garibaldino ottocentesco: «Libera la tua anima, scegli la cremazione». A parte il fatto che la decisione di separare l’anima dal corpo spetta eventualmente a Dio e non alle fiamme di un forno crematorio, ritengo che una società che costruisce il suo budget sul numero delle cremazioni altrui, farebbe meglio a puntare sull’igiene ed eventualmente sul minor costo in tale operazione. Una nuova pubblicità potrebbe suonare così: «Libera lo spazio terreno, scegli la cremazione»; oppure «Il fuoco sprigioni la tua materia». Insomma, un gusto più scientifico. L’anima torni a Dio, le ceneri alla terra.
Stefano Masino, Asti

Più leggo di fuoco e ceneri, gentile e caro signor Masino, più penso che l’antica tradizione cristiana della sepoltura abbia in sé una forza buona e pacificante. E poi, sa, ogni «spazio terreno» nella nostra vita e dopo la nostra morte lo occupiamo solo per un tempo dato, non in eterno. Ciò che dura, sino a diventare memorabile per gli altri, è il bene (o il male) che abbiamo compiuto. E ciò che resta è il segno che lasciamo in chi abbiamo amato e incontrato o anche solo sfiorato lungo il nostro cammino.

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