Poste, limpido il voto di Strasburgo: nessuno smantelli il servizio universale
sabato 17 settembre 2016

​Gentile direttore, nell’articolo titolato «Il Parlamento Ue boccia le Poste a giorni alterni» pubblicato venerdì scorso si afferma che Strasburgo chiede «almeno cinque giorni di consegna e di raccolta a settimana per tutti i cittadini», mentre è invece vero che l’ampio dibattito che si è svolto sull’applicazione della Direttiva Postale si è proprio incentrato sulla necessità di assicurare agli Stati membri la flessibilità necessaria, già oggi prevista rispetto al principio della consegna su almeno 5 giorni, per garantire la sostenibilità a lungo termine della fornitura del servizio universale a fronte dell’ormai strutturale declino dei volumi postali. Senza, dunque, spirito polemico, ci sembra opportuno difendere la scelta compiuta dal Parlamento italiano, che adottando nel 2015 la riforma del servizio universale postale ha avuto per primo in Europa, nel pieno rispetto della flessibilità già accordata dalla Direttiva Postale, il coraggio di rimodulare i servizi postali per garantirne proprio la sostenibilità nel lungo periodo, a tutela delle aree del Paese più a rischio, adeguandoli alle esigenze degli utenti ed al «cambiamento nel contesto tecnico, economico e sociale». Dobbiamo oggi guardare con obiettività al trend del declino dei volumi postali, conseguenza ineludibile della trasformazione digitale delle comunicazioni, per poter pianificare correttamente i cambiamenti necessari per salvaguardare domani l’universalità del servizio postale.


L’Ufficio Stampa di Poste ItalianeIl Parlamento di Strasburgo, gentili colleghi dell’Ufficio stampa di Poste Italiane, ha votato una Risoluzione dal contenuto inequivocabile, perfettamente in linea del resto con i richiami e gli atti di sindacato ispettivo che in quell’Assemblea si sono moltiplicati a proposito del deterioramento del «servizio universale» postale in Italia e dell’intenzione di ridurlo stabilmente a livelli di assoluta insufficienza in vaste aree del Paese. Ma non conta ciò che voi o il sottoscritto asseriscono, conta ciò che gli europarlamentari hanno votato a larghissima maggioranza (514 sì a fronte di 103 no e 37 astenuti). Riporto il passo testuale: «Il servizio universale deve continuare a essere fornito nella misura massima, cioè deve almeno comprendere consegna e ritiro per cinque giorni a settimana per ogni cittadino europeo. Inoltre, al fine di soddisfare l’obbligo di servizio universale è importante mantenere ben funzionanti le reti postali, con un numero sufficiente di punti di accesso nelle regioni rurali, remote o scarsamente popolate». Una indicazione che boccia senza attenuante alcuna i piani di smantellamento del servizio universale abbozzati qua e là nell’Unione Europea, e certamente quello attuale di Poste Italiane che usa l’etichetta della “flessibilità” per nobilitare un moncone di servizio attivato appena 5 giorni ogni due settimane e con drastica riduzione dei «punti di accesso nelle regioni rurali, remote o scarsamente popolate»! Più chiaro di così il testo dell’Europarlamento non poteva essere. E meno di così, cioè meno di cinque giorni a settimana, il servizio universale postale non può funzionare. Altrimenti non risulterebbe “sostenibile”, come si afferma nella vostra lettera, ma pressoché inesistente. Meglio prenderne atto e cambiare strada. Questa non porta a un buon futuro, ma lontano e contro i cittadini e fuori dall’Europa.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI