martedì 1 novembre 2011
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L'ultima biografia di un santo che ho letto è stata quella di Chiara Luce Badano, una giovane che per lunghi tratti della sua breve vita ha vissuto in Liguria, la mia regione di origine. Ho avuto la gioia di partecipare alla sua beatificazione, alla presenza dei genitori nel santuario della Madonna del Divino Amore, il 25 settembre 2010, a Roma.I santi, hanno molte cose in comune; una mi affascina in modo particolare: tutti i santi sono dei coraggiosi. Non mi sembra di aver mai sentito parlare di un santo pavido, bloccato dalla paura.Ogni santo, nelle piccole e grandi cose, ha dimostrato coraggio perché lo Spirito Santo abita dentro di lui e agisce in modo evidente: «Tutto posso in colui che mi da forza» diceva san Paolo, perché «non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me».Quante volte, in quanti incontri, mi è capitato di dire a me stesso e ai giovani che la strada verso la felicità è rispondere alla propria vocazione. Con il passare degli anni ho capito che la vocazione, la chiamata di Dio, non è mai una chiamata verso una felicità personale: non si può essere felici per se stessi e basta, da soli. Ogni vocazione è una vocazione al servizio, a spendere la propria vita per gli altri.A ogni uomo e a ogni donna Dio chiede di essere protagonista, attore e non spettatore, della più bella delle avventure. Dio chiede a ogni uomo e a ogni donna di aiutarLo, aiutare Lui, l’Onnipotente a realizzare il Suo sogno, il sogno di Dio: costruire la Civiltà dell’Amore, il Regno di Dio.Con questa espressione – «la Civiltà dell’Amore» – si conclude il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, un meraviglioso, entusiasmante, impegnativo libro di studio e di contemplazione. L’ho regalato a molti giovani che se lo sono divorato con grande passione.Ogni giovane, in fondo al cuore, cerca il motivo per cui spendere la propria vita, la strada verso la felicità. Cosa c’è di più bello di essere architetti, muratori, carpentieri, operai al servizio di Dio per la costruzione della Civiltà dell’Amore! Realizzare un modo di vivere, di pensare, di stare insieme fondato sulla pace, sull’accoglienza per tutti, come fratelli e sorelle, sul Vangelo di Gesù.Molte volte Benedetto XVI ha invitato i giovani a essere costruttori di una nuova era. Solo un progetto così grande è capace di risucchiare tutte le energie di un giovane, di dare senso a tutta la vita.Ricordo con chiarezza quando 25 anni fa ho sentito questa voglia di seguire Gesù per servire il Regno di Dio attraversarmi il cuore e le braccia. Vendere ogni cosa, perdersi per trovarsi, dare tutto, fino alla fine... Gesù amò i suoi discepoli fino alla fine. Il modello è Gesù crocifisso, che dà la vita...Il cammino verso il dono di sé è lento; è un cammino educativo; si inizia donando beni materiali, condividendo ciò che si ha, oggetti, soldi; si continua donando servizio, tempo, ore, giorni, settimane, amore, fede, speranza, gioia; il fine è donare tutto.Durante gli incontri con loro mi accorgo che, quando si parla di dono totale fino alla morte, i giovani rimangono silenziosi in ascolto di parole che già abitano dentro di loro; le proposte che non hanno il sapore forte del dono totale, che parlano troppo di compromesso e di "buon senso" generano nei giovani disinteresse e noia.I santi hanno saputo comporre la profondità spirituale con l’operosità concreta; in don Orione e Madre Teresa di Calcutta la preghiera e l’azione erano inseparabili.Grazie Signore per i santi, uomini e donne coraggiosi; ti chiediamo la fede necessaria per donarci anche noi gli uni agli altri in un servizio d’amore, dove e come tu vuoi, per essere felici, insieme.
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