I giovani sono in cammino chi saprà farsi strada?
martedì 28 settembre 2021

Anche quest’anno il messaggio del Papa per la Giornata mondiale della gioventù dà una bella scossa. Al mondo degli adulti, soprattutto agli adulti cristiani. Anche se Francesco si rivolge con il suo consueto tono incalzante e schietto alle nuove generazioni, infatti, non è possibile non vedere in controluce dietro alle sue parole un forte richiamo alla responsabilità di chi ha già attraversato l’età giovanile e ora è chiamato a far crescere il futuro del pianeta coltivando e facendo crescere i tanti 'semi' piantati nei cuori dei nostri figli. 'Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto' è il titolo del messaggio per questa trentaseiesima Gmg, che si celebrerà il prossimo 21 novembre nelle diocesi di tutto il mondo.

Per la prima volta si terrà nel giorno in cui la Chiesa celebra la solennità di Cristo Re, chiude l’anno liturgico e getta il cuore verso quello nuovo. La frase che guida la riflessione del Pontefice fa riferimento all’esperienza di san Paolo, in particolare alla sua conversione sulla via di Damasco, che da sempre è icona di come sia possibile stravolgere completamente la propria vita quando s’incontra sulla propria strada qualcosa di più grande. A tutto questo i giovani di fatto sono pronti: è nella loro natura cercare ideali più grandi, essere pronti a scelte radicali e a urlare al mondo i valori in cui essi credono. Il racconto della conversione di san Paolo, ridotto a cecità dopo aver visto la luce, ricorda, però, che le nostre forze spesso si scontrano con ostacoli molto più grandi di noi: così la pandemia ha spezzato i sogni e l’entusiasmo di molti giovani.

E con la loro luce si è affievolita anche la speranza del mondo. Nessuno spazio al pessimismo, però, perché Francesco guarda dritto negli occhi i ragazzi e li sprona a far leva sulla 'forza' che essi conservano nel cuore, come hanno fatto in tantissimi, molti dei quali giovani, anche durante questa pandemia. Il Papa, tuttavia, è ben consapevole di una dinamica fondamentale, che la stessa esperienza di san Paolo propone con evidenza: la svolta nella vita di una persona avviene solo grazie a un incontro, in particolare quello personale con Cristo.

Essere chiamati per nome di fatto apre gli occhi su ciò che prima non si vedeva, permette di ricominciare, di trovare nuove motivazioni e di mettersi sul cammino che porta alla verità su noi stessi, quella che in tanti cercano di nascondere dietro ai palcoscenici digitali delle reti sociali. Sono dinamiche esistenziali verso le quali i ragazzi e i giovani sono più aperti. Essi fanno ogni cosa con tutte le proprie forze, così vanno contro corrente, ma anche amano e s’impegnano.

Ed ecco che entra in gioco la responsabilità degli adulti: come può avvenire l’incontro con Cristo, ma prima ancora, come può avvenire l’innamoramento di ideali più grandi, se la cosiddetta 'comunità educante' non vive in prima persona questo incontro, questa passione? Paolo ha incontrato Cristo sulla via di Damasco, ma oggi dove sono le 'vie di Damasco' per i nostri giovani? Chi si preoccupa di diventare in prima persona la 'via di Damasco' per le nuove generazioni?

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