martedì 28 dicembre 2010
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Caro direttore,nella settimana della Sacra Famiglia mi preme far conoscere a lei e ai lettori di Avvenire una storia familiare un po’ diversa da quelle che affollano i giornali in questi giorni. Circa dieci anni fa mi telefonò Fabio Padoa-Schioppa, il padre dell’ex ministro di recente scomparso, chiedendomi un appuntamento.All’incontro mi raccontò che, mettendo ordine tra le carte della moglie deceduta alcuni mesi prima, aveva trovato il libro di Adrienne von Speyr, La missione dei profeti, diligentemente letto e annotato. Padoa Schioppa padre, allora ottantacinquenne, era stato a sua volta economista, a lungo amministratore delegato delle Assicurazioni Generali, per cui poco si intendeva di teologia. Incuriosito, però, aveva letto l’opera della mistica svizzera, poi, quasi senza accorgersene, aveva iniziato a tradurla, «così per trascorrere ancora un po’ di tempo con mia moglie». Ora metteva a disposizione di un editore la traduzione, nel caso volesse pubblicare l’opera in Italia, per fare un ultimo dono alla moglie. Telefonai poi al dottor Padoa-Schioppa, a pubblicazione avvenuta presso la Jaca Book di Milano, invitandolo a ritirare alcune copie del volume.Quando venne mi complimentai con lui perché i giornali avevano appena riportato la notizia che le Generali gli avevano conferito un’onorificenza. «Non ci sono andato», mi rispose. «Avevano invitato a parlare della mia opera, Tommaso. Cosa pensa di me mio figlio lo so già, non c’era bisogno di andare a Trieste per ascoltarlo». Anche questa vicenda fatta di tenerezza, garbo, riserbo è storia italiana. Grazie dell’attenzione.

Elio Guerriero

La sua "storia italiana", gentile professor Guerriero, è ricca di contenuto e di preziose sfumature e sono felice che lei abbia deciso di condividerla con me e con tutti i nostri lettori. Non sempre i figli assomigliano ai padri (e questo, a volte, può essere persino un bene), ma sapere qualcosa di più dei padri aiuta spesso a capire meglio i figli. Nel caso di Fabio e Tommaso Padoa-Schioppa lei ci ha regalato qualcosa di totalmente pubblico (la collaborazione alla pubblicazione di un libro lo è quasi per definizione) eppure di straordinariamente intimo. Io personalmente, anche a costo di non essere capito da qualcuno, continuo a tener caro il ricordo del figlio di un tale padre anche e soprattutto per la straordinaria e coraggiosa idea di definire le tasse una «cosa bellissima e civilissima». Nel mio piccolo, l’ho già scritto e detto più volte, la penso anch’io come Tommaso Padoa-Schioppa.Penso cioè che siano – cito ancora l’ex ministro dell’Economia appena scomparso – «un modo di contribuire tutti insieme a beni indispensabili come la salute, la sicurezza, l’istruzione e l’ambiente». E per questo mi batto per un fisco giusto, amico della famiglia e produttore di risorse ben usate a vantaggio di tutti e, in particolare, dei più deboli. Ma qui, oggi, mi preme sottolineare la delicata bellezza della storia che lei, caro Guerriero, ci ha raccontato. (mt)
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