sabato 10 marzo 2018
Lo 007 russo vittima dei «servizi» non riconosciuti
L’agenzia segreta russa che non perdona le spie che tradiscono
COMMENTA E CONDIVIDI

«Non puoi insegnare nuovi trucchi a un vecchio gatto», risponde Nikita ricordando un proverbio della sua amata Mosca. Lui adesso fa affari nei Balcani, e in Kosovo chiunque lo conosca sa che per quanto sia diventato un buon commerciante di mezzi agricoli, Nikita non ha mai smesso di sentirsi un agente. Anche se la sua stagione, formalmente, si è chiusa una ventina d’anni fa in rotta di collisione con un ex collega che ha fatto carriera: Vladimir Vladimirovic Putin. Che siano stati quelli del suo ex ufficio ad avvelenare in Inghilterra Sergeij Skripal e la figlia, Nikita non lo afferma. Anche se lui crede più ai proverbi che a certe coincidenze.

Prima di venire intossicata Yulia, la figlia 33enne dell’ex agente di Mosca riparato nel Regno Unito, in famiglia era l’unica a godere di buona salute. La madre se n’è andata nel 2012 per colpa di un cancro. Due anni fa Skripal perse il fratello, morto improvvisamente in Russia. L’anno scorso il dolore più grande: una malattia al fegato gli ha portato via il figlio. Il colonnello era stato condannato a 13 anni di carcere in Russia nel 2006 per avere tradito gli agenti dell’intelligence russa con quelli dei servizi segreti britannici del MI6. Nel 2010 era stato apparentemente graziato ed era poi stato condotto nel Regno Unito nell’ambito di uno scambio di spie di alto livello fra Russia, Stati Uniti e Londra.

Sergeij e la figlia sono stati trovati privi di sensi domenica su una panchina in un centro commerciale di Salisbury, in Inghilterra. La ragazza forse se la caverà, il padre difficilmente. «Il nostro compito adesso è stabilire chi ci sia dietro tutto questo e perché lo abbiano fatto», ha detto il capo dell’unità anti-terrorismo della polizia britannica, Mark Rowley. Secondo fonti di sicurezza inglesi, solo pochi laboratori al mondo sono in grado di produrre questo tipo di veleno, e fra questi c’è quello dei servizi segreti russi a Iassenovo, vicino Mosca, dove ha sede l’Acquario. Niente a che vedere con le creature degli abissi. Perché l’Aquario altro non è che il camino in vetro ceramico all’interno del quale in presenza delle reclute vengono cremati – non sempre da morti – i traditori e i defezionisti del Gru, il servizio segreto militare di Mosca, la cui esistenza non è mai stata ufficialmente riconosciuta dal Cremlino.

L’ultimo avvelenamento ha richiamato alla memoria l’eliminazione nel 2006 dell’ex agente dei servizi segreti russi Aleksandr Litvinenko. Secondo la procura britannica ad ucciderlo fu l’agente dell’Fsb, erede del Kgb, Andreij Lugovoj, che lo incontrò per un drink al Millennium Hotel prima del suo incontro con l’italiano Mario Scaramella, che all’epoca era consulente della commissione Mitrokhin. Oggi consigliere di alcuni governi anche in Africa, Scaramella sostiene che il Gru «è l’intelligence centrale militare russa da cui dipendono le intelligence militari “Ru”. Una struttura di altissima specializzazione e di élite, ufficialmente disconosciuta». La commissione parlamentare Mitrokhin «ricevette da Mosca una dichiarazione circa la “non esistenza” del Gru», ricorda l’avvocato Scaramella. Una delle maggiori fonti sull’esistenza della super agenzia segreta è Viktor Rezun, nome di battaglia Viktor Suvorov, «maggiore del Gru che ha defezionato nel 1978 – racconta Scaramella – a favore del Regno Unito e da allora vive protetto a Bristol. Suvorov è uno dei pochissimi ufficiali Gru che abbia collaborato con i servizi occidentali», oltre ad Alekseij Lunev «che invece si consegnò agli Usa e che ed è sotto protezione in un programma congiunto Cia/Fbi».

Nel 2006 Suvorov ha dichiarato a Scaramella e all’allora presidente della Mitrokhin, Paolo Guzzanti, che «lo Stato russo può anche perdonare, ma il Gru mai».

Il colonnello Skipral tra il 1995 e il 2006 consegnò al servizio segreto di Sua Maestà i nomi degli operativi in Europa, «inclusa l’Italia», precisa Scaramella. «Il suo caso è spaventosamente ordinario – aggiunge Scaramella – se Litvinienko è uno dei pochi del Kgb ad essere stato eliminato, i traditori del Gru invece devono essere tutti eliminati, lo dice lo statuto della organizzazione». Come ogni gioco di spie che si rispetti, nessuna pagina è mai veramente chiusa.

E puntuali, dopo un’eliminazione, arrivano pettegolezzi mimetizzati da accuse, e buone piste investigative liquidate come pettegolezzi, concedendo altri metri di vantaggio ai sicari. Skipral sarebbe stato in contatto con la Orbit, società del veterano dell’MI6 britannico Christopher Steele, coinvolta nell’operazione di dossieraggio anti-Trump commissionata un paio d’anni fa da rivali politici dell’attuale presidente americano alla ricerca di materiale per alimentare il Russiagate che sta imbarazzando la Casa Bianca. Steele ha seccamente smentito. A parere dell’Independent questo non esclude che il colonnello fosse in contatto con altri ex 007 e con altre società private, violando la promessa di portarsi nella tomba i segreti non ancora rivelati. Non è tutto. Secondo l’esule russo Valeri Morozov, Skripal avrebbe mantenuto parallelamente anche relazioni – decisamente insolite per un transfuga – con l’ambasciata di Mosca a Londra.

Intanto quasi duecento militari sono stati schierati a Salisbury per rafforzare la sicurezza e contribuire alle indagini sull’avvelenamento con il gas nervino. Tra i rinforzi ci sono membri dei Royal Marines e personale militare addestrato per la guerra chimica, biologica e nucleare e specializzato nelle operazioni di decontaminazione. Lo riferisce la Bbc a margine della visita a Salisbury del ministro degli Interni Amber Rudd, la quale ha definito l’attacco «oltraggioso». Scotland Yard ha chiesto assistenza militare «per rimuovere una serie di veicoli e oggetti dalla scena dell’avvelenamento, tra cui ambulanze che potrebbero essere state contaminate». Un agente nervino è una sostanza chimica che agisce sul sistema nervoso.

Fra i tipi più conosciuti ci sono il sarin e il “Vx”, che è stato utilizzato per assassinare il fratellastro del despota nordcoreano Kim Jong-un all’aeroporto di Kuala Lumpur, in Malesia, nel febbraio del 2017. Sul come la sostanza sia potuta arrivare fino alla ex spia, ci sono molti interrogativi. Yulia Skirpal era arrivata nel Regno Unito da Mosca la settimana scorsa portando un «regalo offerto da alcuni amici». Secondo questa ipotesi potrebbe aver introdotto lei stessa il veleno nel Paese. Se così fosse i rischi di una dispersione mortale durante il viaggio sarebbero stati altissimi tanto in Russia quanto nel Regno Unito. L’altra ipotesi, invece, è che il veleno sia stato vaporizzato su di loro o messo nel cibo o nelle bevande destinate ai due.

Lunica cosa certa è che il forno crematorio del Gru stavolta resterà spento. Una delle vittime illustri dell’Acquario fu Oleg Penkovsky, che gli americani della Cia consideravano «uno dei beni più preziosi» dello spionaggio sovietico. In un report dell’intelligence Usa si legge: «Nel pomeriggio del 22 ottobre 1962 un uomo fu improvvisamente catturato per le strade di Mosca dal Kgb. Era sotto sorveglianza per sospetto tradimento. Così finì la carriera di Oleg Penkovsky». Aveva un nome in codice inglese, Hero. A suo modo fu un eroe. Perché passando informazioni sensibili a inglesi e americani, permise di scongiurare lo scoppio di una guerra nucleare a causa della crisi missilistica di Cuba, nel 1962.

«Le informazioni di Penkovsky – si legge ancora in un documento della Cia – hanno fornito all’amministrazione Kennedy approfondimenti tecnici sui missili nucleari sovietici dispiegati a Cuba», vanificando l’effetto sorpresa voluto dal Cremlino. Rivelazioni che permisero al presidente Jfk di negoziare una soluzione diplomatica: «Per questo motivo, Penkovsky è stato accusato di avere alterato il corso della Guerra fredda». Dopo un processo pubblico, il 16 maggio 1963 l’ufficiale fu condannato a morte e giustiziato nella Lubjanka, la sede del Kgb che oggi ospita l’Fsb. «Le ceneri di Penkovsky – scrive la Cia – presumibilmente furono scaricate in una fossa comune» nel cimitero del monastero di Donskoi a Mosca. «Da allora è passato mezzo secolo – osserva Nikita dalla sua casa a Pristina –. Non puoi insegnare nuovi trucchi a un vecchio gatto». ©

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: