martedì 18 agosto 2020
Nell’analisi dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo l’esigenza di decisioni adeguate alla realtà
La crisi alimentata dalla pandemia sta mostrando che servono scelte oltre lo schiacciamento sul presente. Ma occorre la conoscenza delle professioni emergenti

La crisi alimentata dalla pandemia sta mostrando che servono scelte oltre lo schiacciamento sul presente. Ma occorre la conoscenza delle professioni emergenti

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L’articolo si colloca in un percorso di scoperta e conoscenza delle nuove generazioni che Avvenire vuole offrire con il contributo dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo, che compie la più approfondita rilevazione sull'universo giovanile in Italia, avvalendosi delle competenze dei docenti dell’Università Cattolica. La formazione e la ricerca sono i due compiti essenziali del Toniolo e della Cattolica, di cui l’Istituto è ente fondatore e in questa fase di ripartenza dopo l’emergenza sanitaria diventano gli assi portanti di un’alleanza fra le generazioni per costruire il futuro dei giovani nel nostro Paese. Domenica 20 settembre si celebrerà la 96esima Giornata per l’Università Cattolica, promossa dal Toniolo, prima tappa del percorso di preparazione al Centenario dell’Ateneo (www.giornatauniversitacattolica.it), e occasione per promuovere il ruolo dell’Università e per riflettere sull’apporto della cultura cattolica nel ridisegnare le prospettive di ripresa.

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Quanto incidono queste proiezioni sulle decisioni quotidiane dei giovani? Abbiamo cercato una risposta a questo interrogativo attraverso una ricerca pubblicata nell’ultimo Rapporto Giovani del-l’Istituto Toniolo, basata sul questionario a un campione rappresentativo di giovani italiani di età compresa tra i 20 e i 34 anni. Abbiamo sottoposto agli intervistati una lista di professioni chiedendo loro di classificarle in tre gruppi: emergenti, ovvero le professioni la cui offerta è destinata a crescere; ridondanti, che si prevedono in declino; e stabili, ossia quelle che manterranno un andamento costante. Le loro risposte sono poi state oggetto di un confronto con le stime presentate nel rapporto The Future of Jobs del World Economic Forum. I risultati mostrano che per i giovani è più facile prevedere l’emergere di nuove professioni piuttosto che il declino di quelle già esistenti. Gli intervistati hanno collocato correttamente solo il 26% delle professioni ridondanti, mentre le capacità predittive salgono al 42% per le professioni emergenti e al 49% per quelle stabili. Se per i giovani è dunque più facile prevedere un aumento della domanda di lavoro per esperti in robotica, in intelligenza artificiale o in e-commerce, fanno invece fatica a rilevare il calo della richiesta di avvocati. Questo risultato è tanto più significativo perché gli intervistati dichiarano comunque un alto interesse verso le professioni ridondanti e stabili: ai giovani piacerebbe svolgere almeno 4 su 10 professioni emergenti e stabili, l’interesse per le professioni ridondanti è solo di poco inferiore (3,6 su 10). Le professioni ridondanti sono state selezionate soprattutto da persone con bassi livelli di istruzione, per cui potrebbe essere più faticoso il processo di riqualificazione.


Le competenze immaginate da chi si affaccia alla vita professionale non sembrano cogliere davvero i cambiamenti in atto
nel mercato. E la percezione che le donne hanno di se stesse le mette in una condizione di svantaggio

Facendo sempre riferimento alle analisi del World Economic Forum, abbiamo poi sottoposto agli intervistati un elenco di competenze trending, che si ritiene saranno sempre più richieste (per esempio: pensiero analitico e innovazione; apprendimento attivo e strategie di apprendimento; creatività, originalità e spirito di iniziativa) e declining, che tenderanno a essere sempre meno necessarie nei lavori del futuro e più soggette ad automazione (per esempio: destrezza manuale; resistenza e precisione; installazione e mantenimento tecnologia). In questo caso è stato chiesto agli intervistati di autovalutarsi rispetto a queste competenze, senza metterli a conoscenza delle previsioni rispetto alla loro diffusione. Le differenze più rilevanti non riguardano età, titolo di studio e territorio ma il genere: le donne, anche quando si valutano positivamente, attestano le valutazioni su valori inferiori al massimo. Una delle differenze più rilevanti tra i due sessi riguarda le capacità di leadership, sulle quali le donne tendono a darsi un punteggio più basso rispetto agli uomini. Si tratta di una tendenza già nota, ma su cui è importante continuare a riflettere e a lavorare perché le competenze trasversali sono ormai riconosciute come critiche per l’occupabilità dei giovani e le differenze nei percorsi professionali tra donne e uomini passano anche da una diversa capacità di aspirare.


I dati emersi dalle interviste a persone tra i 20 e i 34 anni evidenziano la necessità di rafforzare
le conoscenze sulle trasformazioni

Le trasformazioni del lavoro riguardano, oltre le professioni e le competenze richieste dal mercato del lavoro, anche le modalità di organizzazione. La novità più rilevante degli ultimi anni è relativa all’introduzione di piattaforme digitali che mediano l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Le piattaforme hanno attirato l’attenzione pubblica a seguito della diffusione della consegna di cibo a domicilio, ma i riders sono solo la parte emersa di un fenomeno più ampio. Un fenomeno che i giovani sembrano conoscere poco: solo l’11% degli intervistati ha saputo indicare il nome di almeno una piattaforma di incontro tra domanda e offerta di lavoro. Il profilo tipo del giovane che conosce le piattaforme digitali è uno studente di 22-25 anni, competente nell’utilizzo delle tecnologie e con padronanza della lingua inglese, che risiede con la famiglia di origine in un centro urbano del Centro Italia e che ha vissuto all’estero per almeno un mese. Rispetto al totale degli intervistati, il 5,8% dei giovani dichiara di avere cercato lavoro attraverso piattaforma e il 3,7% l’ha trovato (3,2% come lavoro occasionale e 0,5% come lavoro principale). Questi risultati confermano la necessità di rafforzare le conoscenze dei giovani circa le trasformazioni del mondo del lavoro, per poter orientare le proprie scelte, con particolare attenzione ai giovani con basso livello di istruzione. Bisogna però evitare ogni determinismo, perché il futuro non dipende solo da forze esterne (la tecnologia, i virus) ma dalle decisioni che ognuno di noi prende quotidianamente. Soprattutto in tempi incerti, gli esercizi di previsione devono essere accompagnati da spazi intenzionali di co-progettazione del futuro.

Docente di Sociologia economica Facoltà di Economia dell’Università Cattolica Tra gli autori del Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo

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