giovedì 12 novembre 2015
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«Fate presto» fu il titolo, drammatico e geniale, del quotidiano napoletano Il Mattino a tre giorni dal terremoto che nel 1980 squassò l’Irpinia. Da quel novembre a quello attuale sono trascorsi 35 anni e già un’altra volta (esattamente nel 2011, ancora a novembre) quel «fate presto» è stato rispolverato dal Sole24ore, principale quotidiano economico-finanziario italiano, perché lo spread tra Btp e Bund era arrivato a 550 punti e i titoli di Stato a due anni costavano al Tesoro il 7,25%. Oggi per fortuna lo spread segna 106 e i Bot fanno registrare un tasso addirittura negativo, ma l’invocazione affiora di nuovo alle labbra dopo aver letto le notizie riguardanti l’inchiesta giudiziaria che coinvolge, tra gli altri, il governatore della Campania Vincenzo De Luca e un giudice del tribunale di Napoli, Anna Scognamiglio. Fate presto, signori pm e giudici di Roma, perché questo benedetto Paese non può permettersi l’ennesima girandola di veleni, sospetti, fango. Non a questo livello, almeno. Serve la verità e serve subito. E subito sarà comunque tardi, visto che nella migliore delle ipotesi, ovvero che sia tutto (ma proprio tutto) falso, è stata messa in dubbio l’onorabilità di una toga e l’onestà di un presidente di Regione già al centro di polemiche per altre vicende. Benzina sul fuoco. In tempi come questi, di allarme rosso per la moralità pubblica – con il processo "mafia capitale" che muove i suoi primi passi e un altro giudice a Palermo investito da uno scandalo di incredibili proporzioni – sarebbe già troppo.La gravità dell’ipotesi accusatoria, infatti, mette i brividi: un baratto tra la promessa di una nomina di prestigio nella sanità pubblica e una sentenza favorevole sulla sospensione prevista dalla legge Severino per gli amministratori locali condannati in primo grado. Insomma, un presunto episodio di concussione nell’ambito dell’applicazione della legge anti-corruzione.I cinici faranno spallucce: esistono fior di sentenze che raccontano di analoghi mercati. Ma cedere a una considerazione del genere vuol dire arrendersi. Significa sentirsi autorizzati a pensare che il marcio c’è sempre (e infatti quando non saltano fuori manette e perquisizioni c’è chi quasi se ne duole, e ogni riferimento all’Expo è puramente voluto) o addirittura che esiste proprio per il fatto di essere ipotizzato, e anche in questo caso non mancano certo gli esempi di enormi polveroni alzati intorno al nulla.Chi invece non si rassegna alla corruzione come sistema chiede chiarezza e la vuole in tempi rapidi: è successo/non è successo; colpevole/innocente. Niente di peggio di sapere qualcuno assolto dopo anni.Anzi, qualcosa di peggio c’è: non sapere la verità per intervenuta prescrizione. Fa bene, perciò, il ministro della Giustizia Andrea Orlando a essere «preoccupato» per una storia che definisce «non particolarmente esaltante». E bene ha fatto il Consiglio superiore della magistratura a riunire ieri d’urgenza la sua prima commissione, per una prima valutazione dei fatti attribuiti alla dottoressa Scognamiglio. Lo stesso De Luca ha auspicato che la procura capitolina vada avanti «con estremo rigore e possibilmente in tempi rapidi». Dietro l’angolo, in primavera, ci attende una tornata di elezioni comunali importante e di raro valore, politico e civile, per il numero e la grandezza delle città che saranno interessate. Nella lista ci sarà Napoli, sballottata negli ultimi mesi tra il caso De Magistris e quello De Luca, come se non bastasse la lunga serie di sparatorie in strada con morti e feriti. E, con ogni probabilità, ci sarà anche Roma, ripiegata su se stessa dopo aver accusato il colpo di "mafia capitale" ed essere stata commissariata al termine dello psicodramma politico-giudiziario che ha avuto come protagonista Ignazio Marino. Fate presto.
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