Eglantyne Jebb, la guerra e i «figli dei nemici» da salvare

L’attivista britannica nel ’900 fondò “Save The Children”. Capì la potenza delle immagini, distribuì fotografie di piccoli sofferenti, simili a quelle di Gaza oggi, e smosse l’opinione pubblica
August 6, 2025
Eglantyne Jebb, la guerra e i «figli dei nemici» da salvare
Alamy | Eglantyne Jebb, l'attivista inglese che fondò Save The Children
Che la figura di Eglantyne Jebb sia attualissima lo attesta, in primis, un’intuizione da lei maturata a inizio ‘900: «Le guerre sono sempre guerre innanzitutto contro i bambini». Se pensiamo a cosa sta accadendo a Gaza, in Ucraina e in vari altri contesti, ne abbiamo un’amara riprova. Poi, certo, come dimenticare gli straordinari numeri della meritoria organizzazione Save The Children di cui la Jebb è stata fondatrice? Parliamo di oltre 41 milioni di bambini aiutati nel 2024, in ben 75 Paesi del mondo. Pioniera da molti punti di vista, tenace nel voler concretizzare ciò che per tanti era solo utopia («Salvare i bambini del mondo è impossibile solo se ci rifiutiamo di farlo», ha lasciato scritto), Eglantyne Jebb - si legge nell’Enciclopedia delle donne - è stata anche «in grado di anticipare il concetto, rivoluzionario per l’epoca, secondo cui anche i bambini fossero titolari di diritti peculiari, distinti da quelli degli adulti». Una persona capace di osare, insomma: una che ha voluto dare speranza ai più deboli, in un tempo in cui tutto le congiurava contro.

Nata nel 1876 in Inghilterra, Eglantyne Jebb proveniva da una famiglia benestante e colta, con una forte tradizione di impegno sociale. Fin da giovane, studentessa alla Lady Margaret Hall di Oxford, pionieristica istituzione per l’educazione femminile (all’università di Cambridge le donne dovranno aspettare fino al 1948 per potersi laureare), mostra di possedere una spiccata intelligenza e una profonda sensibilità. La sua formazione le fornisce una solida base intellettuale, ma è l’esperienza pratica a plasmare la sua vocazione. Inizialmente Jebb intraprende la carriera di insegnante, lavorando in una scuola elementare: un’esperienza cui non darà seguito, ma grazie alla quale percepisce l’impatto della malnutrizione e della povertà educativa sulla vita dei suoi studenti. «Questa consapevolezza scatenò in lei un desiderio bruciante di agire», osserva Clare Mulley nel suo The Woman Who Saved the Children: un libro, uscito nel 2023, che nei prossimi mesi sarà di ispirazione per un film sulla Jebb firmato Dolphin Entertainment. Lasciato l’insegnamento, Eglantyne lavora per l’Organizzazione per la Carità di Cambridge e nel 1906 scrive un’analisi dettagliata delle condizioni sociali ed economiche della città, dal titolo Cambridge: A Social Study.

Sarà la tragedia della Prima Guerra Mondiale la scintilla che spingerà Jebb a un passo decisivo. Le devastanti conseguenze del conflitto – in particolare la carestia che colpisce l’Europa centrale e orientale, a causa del blocco alleato imposto alle potenze centrali anche dopo l’armistizio – provocano sofferenze inaudite, soprattutto tra i bambini, nei Paesi sconfitti, come Germania e Austria. Le notizie che filtrano non lasciano indifferente Eglantyne; con il prezioso aiuto della sorella Dorothy Frances Buxton, pubblica sul Cambridge Magazine, con cui collabora, la traduzione in inglese di alcuni articoli di giornali stranieri che descrivono le gravi conseguenze dell’embargo. Ma – come osserva acutamente Raffaella Milano nel suo I figli dei nemici, un’appassionata biografia della Jebb uscita nel 2019 da Rizzoli – «non è facile mobilitare gli inglesi contro il blocco navale. L’Inghilterra ha perso nella Grande Guerra un’intera generazione, mezzo milione di uomini sotto i trent’anni. A Londra il primo pensiero è quello di aiutare gli orfani e le duecentomila vedove inglesi che stanno piangendo i loro morti. Non è proprio il momento di preoccuparsi dei nemici e dei loro figli».

Eglantyne sa bene che la strada è in salita, tuttavia non arretra di un passo. Siamo agli albori del ‘900, eppure lei ha compreso la potenza delle immagini. Decide così di distribuire volantini con fotografie di bambini affamati, accompagnati da messaggi che assomigliano terribilmente alle didascalie delle foto di Gaza di oggi. Tipo: «Questa bambina ha due anni e mezzo e il suo peso è di sole 12 libbre e 2 once (circa 5,5 chili). Il peso normale per un bambino della sua età è di 288 libbre e 2 once. La dimensione del capo è sproporzionata rispetto al corpo, perché a causa della malnutrizione i suoi arti non si sono sviluppati». Risultato? Jebb viene arrestata. Il governo spera, così, di intimorire lei e i suoi simpatizzanti, tra i quali l’economista John Maynard Keynes, autore del profetico Le conseguenze economiche della pace. L’effetto sarà esattamente l’opposto, tant’è che nell’aprile del 1919, insieme alla sorella Dorothy, Eglantyne Jebb dà il via al “Fondo di Salvezza per i Bambini”. Pietra angolare una ferrea convinzione: «Il “Save the Children Fund” non tiene in alcun conto la politica, la razza o la religione. Un bambino è un bambino, che sia rosso, bianco o marrone».

Jebb trova un alleato prezioso in papa Benedetto XV, il pontefice che nel 1917 aveva bollato il conflitto in corso con la celebre espressione «inutile strage». Dopo aver tentato, senza frutto, di ottenere la collaborazione della Chiesa anglicana, ecco che il 24 novembre 1919, con l’enciclica Paterno Iam Diu, il Papa promuove una colletta in tutte le chiese a favore dei bambini sofferenti dell’Europa centrale. L’anno dopo, nell’enciclica Annus Iam Plenus va oltre, rivolgendo un ringraziamento esplicito al Save The Children Fund: è la prima volta che un Papa promuove una raccolta fondi per un’organizzazione esterna al mondo cattolico. Con un testimonial di tal peso, il successo di Jebb e della sua organizzazione - che nel frattempo ha spostato la sede centrale nella neutrale Ginevra - si fa notevole e rapido: in pochi anni il fondo riesce a raccogliere milioni di sterline e a fornire un aiuto vitale a bambini in tutta Europa e persino nella Russia post-rivoluzionaria (il che le provocherà l’aperta ostilità di alcune testate inglesi). Ma Eglantyne Jebb non si accontenta di fornire soccorso materiale: si batte per garantire che i diritti dei bambini vengano riconosciuti e protetti a lungo termine. Tale convinzione la porterà a formulare la Dichiarazione dei diritti del bambino. Adottata dalla Società delle Nazioni nel 1924, rappresenta una svolta epocale: sarà, infatti, la base di partenza per la Dichiarazione delle Nazioni Unite del 1959 e, soprattutto, per la Convenzione dei diritti del fanciullo del 1989, documento che per la prima volta ha natura giuridica vincolante per gli Stati che la sottoscrivono.

Jebb è morta nel 1928, al termine di una vita molto intensa, che non le ha risparmiato problemi fisici e sofferenze psicologiche. Quello stesso anno ha pronunciato parole brucianti. Quasi un secolo dopo, s’attagliano alla perfezione all’oggi: «L’intervento internazionale a favore dei bambini è un test sulla nostra civilizzazione. Rivela l’esistenza del nostro essere migliore. Dimostra che non siamo ciechi di fronte al viso emaciato di un bambino che sta morendo di fame, non siamo sordi di fronte al pianto con cui chiede aiuto, anche quando questo pianto arriva da un luogo che è oltre le frontiere del nostro particolare Paese».

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