martedì 23 marzo 2010
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«Lasciatevi riconciliare con Dio». Per otto volte, nell’articolata riflessione con cui ha aperto ieri i lavori del Consiglio permanente della Cei, il cardinal Angelo Bagnasco ripete – con le parole dell’apostolo Paolo – questo messaggio semplice e forte. Parla «a cuore aperto» alla Chiesa e al mondo secolare, in questa Italia nella quale comunità cristiana e comunità civile tendono ancora e sempre a coincidere pur in un tempo di spaesamento e di insidiosa divisione. E mostra come riconciliarsi con Dio sia riconciliarsi con la Verità, quella maiuscola che ispira, sprona e regge i singoli credenti e l’intera cattolicità e dalla quale provengono le briciole di verità – a volte apparentemente minuscole, ma mai insignificanti – che dobbiamo saper riconoscere e testimoniare nella realtà quotidiana. È quel che ci insegna Benedetto XVI con la forza di uno «speciale carisma della parola». È quel che «in nome di Cristo» ci tocca, qui e ora, per contribuire a convertire il mondo in una realtà più giusta e più buona, soprattutto con i piccoli e con gli indifesi.Riconciliarsi con Dio e con la verità, oggi significa prima di ogni altra cosa fare i conti senza esitazioni con un male «aberrante» che ha insidiato e può ancora insidiare anche la Chiesa. Una Chiesa che nel servizio educativo alle giovani generazioni dispiega, da sempre e con rinnovato slancio in questa precisa stagione, la sua passione per l’umano e la sua preoccupazione per il bene comune. Il presidente della Conferenza episcopale italiana, in piena consonanza con il Papa, affronta perciò con severa lucidità il tema dei casi di «abusi sessuali compiuti su minori da ecclesiastici». Ricorda la prontezza con la quale i vescovi italiani hanno fatto proprie «già da anni» le direttive della Santa Sede per vigilare, formare al sacerdozio e «fare giustizia nella verità». Registra la tragica diffusione del «fenomeno della pedofilia» in tanti e diversi ambienti delle società moderne (e la relativista, incredibile, tendenza a legittimarlo). E segnala una serena determinazione a non subire «strategie di discredito generalizzato». Trasparenza, pulizia, fermezza e fiducia nella dedizione a Dio e al bene dei sacerdoti italiani sono i cardini di una linea chiara. Fatta di totale «vicinanza» alle vittime e di un giudizio netto: quando di una simile colpa si macchia «una persona consacrata», la gravità morale è «ancora maggiore». E anche un solo caso è di «troppo».Riconciliarsi con Dio e con la verità, significa al tempo stesso riconoscere che c’è un «delitto incommensurabile» che segna la nostra epoca. E da uomini e donne di coscienza i cristiani, come ogni persona retta, non possono distogliere lo sguardo dall’«ecatombe progressiva» dell’aborto. Tre milioni di vite spazzate via nel solo 2008 e nella sola vecchia Europa. Un’immane tragedia sociale che si vorrebbe ridurre, pillola dopo pillola, ad «alchimia domestica», continuando l’atroce inseguimento della «invisibilità» assoluta – addirittura etica – dei bambini non nati. In un tempo elettorale come quello che stiamo vivendo in Italia, con la chiamata alle urne per il governo di ben 13 Regioni, tutto questo guiderà giudizio e voto dei cristiani. Sono, infatti, in lizza candidati protagonisti di un’ostentata militanza abortista – il nome e la storia di Emma Bonino sono un sinonimo di tale drammatica scelta – e autori di programmi segnati da ambiguità e ostilità oggettive ai «valori non negoziabili», quelli cioè sui quali un cattolico non dovrebbe mai fare mercato con chicchessia e di fronte ad alcuna seduzione di potere. Il cardinale Bagnasco, anche qui in richiamata e piena consonanza con Papa Benedetto, sottolinea ancora una volta questi valori cardine: la vita umana dal concepimento alla morte naturale, la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, la libertà religiosa ed educativa. Ce li offre, frutto di una concezione per la quale la dignità della persona umana è «incomprimibile», come bussola essenziale. Rammentandoci che rappresentano il fondamento di un «complesso indivisibile di beni»: dalla "libertà dalla malavita organizzata" al diritto al lavoro, dall’integrazione degli immigrati al rispetto per il creato.Riconciliarsi con Dio e con la verità, significa – insomma – impegnarsi per recuperare il senso del fare società. E del fare politica. Il presidente della Cei ce lo conferma, ricordando a noi tutti che l’«imperativo dell’onestà» non consente alibi e non conosce eccezioni. Il suo è un richiamo concretissimo al «non rubare» (e chi sottrae qualcosa ai beni pubblici «ruba di più», dice il cardinale), ma è contemporaneamente un richiamo alla nostra intelligenza e alla nostra libertà di cristiani e di cittadini. Chi è davvero onesto sa riconoscere il male, e non se ne fa incantare.
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