sabato 27 giugno 2009
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Ed è infine giusto che le Dolomiti entrino nel novero delle meraviglie mondiali timbrato, sotto il frontone di un tempio greco, con il marchio dell’Unesco. Anche se non sono un manufatto umano come la Statua della Libertà o Mont-Saint-Michel, pure se non costituiscono simboli universali al pari delle Piramidi o della Tour Eiffel.In effetti quelle guglie e torri di roccia grigia sono un patrimonio naturalistico quant’altri mai degno di essere annoverato nel gotha della bellezza da tutelare senza ma: un duomo acheropita (non fatto da mano d’uomo) sorgente fatato e inatteso dal sagrato di prati quieti, preceduto tutt’al più dall’annuncio d’una pietraia di detriti che il cielo scultore in tanti secoli ha staccato loro di dosso, sino a trovarne le forme che ora ammiriamo.Le Tre Cime di Lavaredo. le Torri del Vajolet. il Cristallo, l’Antelao, le Pale. il Catinaccio, il Nuvolau, le Odle… Un panorama diversamente lunare s’affolla nel ricordo di milioni di rocciatori e montanari non meno di quando ai turisti si evochino la Gioconda e Firenze, l’Acropoli o il Taj Mahal. Altre catene detengono il primato d’altezza. Diversi saranno i massicci capaci di trattenere nel grembo i ghiacciai e le vette di granito che fendono l’aria dov’è più sottile. Ma le Dolomiti sono e restano uniche come quando apparvero al signore di Dolomieu, esattamente 220 anni or sono; non solo per la particolare composizione chimica e nemmeno grazie alle tracce alpinistiche che le hanno rese immortali nella cerchia degli arrampicatori, ma più ampiamente per la contrastata estasi paesaggistica che sanno creare nel vasto popolo di chi s’avvicina.Subdolamente attrattive per la loro falsa vicinanza e la relativa possibilità di circoscriverle, infatti, le montagne di Re Laurino sono i cocuzzoli delle favole (non per nulla numerose leggende sono cresciute nei loro dintorni): incantano lo sguardo del valligiano, invitano il visitatore ad avvicinarsi quasi fosse cosa di pochi passi. Ma il fiabesco castello è pronto a rivelarsi ben presto fatato: non tanto con trabocchetti crudeli e trappole di tortura, ma per sottili incantamenti di malinconia e silenzio. Le Dolomiti sanno ammaliare col calore rossastro del tramonto, però è un attimo: poi vestono la livrea cenerina e fredda di un misterioso distacco, come le principesse delle favole costrette a sfuggire ai loro innamorati - ma stavolta ben prima che scocchi mezzanotte.Ora l’Unesco ci ha fatto l’onore di raccogliere la scarpetta che permetterà di incoronare, anche ufficialmente, questa fantastica catena nel pantheon delle bellissime; insieme – per citare solo l’Italia – alle ricchezze naturalistiche della costiera amalfitana e della laguna di Venezia. Non consideriamola una stella in più sulle guide internazionali del turismo, perché non ce n’era nemmeno bisogno. È piuttosto una medaglia al merito di un sogno fattosi miracolosamente, una volta tanto, di pietra; non per merito nostro, bensì con la responsabilità di custodirlo. E c’è caso che stasera i "Monti Pallidi" sembreranno arrossire un po’ di più, come pudichi della fama che il Creatore ha cosparso copiosamente sulle loro scabre pareti.
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