sabato 10 aprile 2010
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Caro direttore,sono nauseata da chi gioca con le parole e con la vita delle donne. L’arrivo della pillola Ru486 è stato festeggiato come un successo per le donne che per abortire si libereranno del chirurgo. A nessuno interessa veramente del fatto che per tre giorni le donne saranno in balia di se stesse e di questo aborto solitario. La prima pillola uccide l’embrione, le altre due provocano contrazioni e l’espulsione del «prodotto del concepimento» il tutto avviene in solitudine, mentre la vita pare scorrere normalmente, ma una madre lo sa, sa cosa sta accadendo e sa che l’artefice è lei. Tutti, i favorevoli all’aborto e i contrari, affermano che l’aborto è un trauma per le donne, ma i primi considerandolo una conquista per la libertà delle donne e lasciano soli i secondi a lottare con pochi mezzi e con pochi fondi perché questo trauma dove possibile non si verifichi. C’è una legge che rende legale l’aborto e tanti ci ricordano, ogni volta che possono, che le leggi vanno rispettate, ma questa legge dice anche che si deve fare il possibile per aiutare le donne che quella maternità la desiderano. Quindi, non sarà "illegale" fare una campagna di raccolta fondi per quelle associazioni che nel rispetto della legge offrono sostegno a chi non vuole abortire, ma non è nelle condizioni di affrontare da sola una maternità. Se davvero per tutti l’aborto è un dolore, è un trauma per la donna, aiutiamo chi non vuole affrontare questo dolore a non essere sola. Lavoro in un’associazione di imprese, profit e no profit, e l’altro giorno si è rivolta a me la responsabile di un Cav in crisi perché i fondi sono terminati e ci sono delle mamme da aiutare, questo mi ha fatto sentire impotente e sconfitta, ma ho pensato che si potrebbero unire le forze in favore della vita, nel rispetto della legge, e delle donne. Pensiamoci, facciamo qualcosa perché le imprese e la società civile insieme possano sostenere quelle associazioni che corrono in soccorso della vita. Ci saranno meno donne costrette a ricorrere al chirurgo o alla pillola abortiva, e ci saranno più bambini a dare speranza a questa società.

Nerella Buggio, Nova Milanese

Non voglio neanche ipotizzare, cara signora Buggio, che cosa interessi veramente a certi «cantori» delle virtù chimiche della Ru486. Mi pare più importante – milioni di volte più importante – il suo ragionamento e la forza con la quale sostiene l’urgenza di un sostegno concreto e stabile ai Centri di aiuto alla vita. Imprese e società civile, come lei suggerisce, possono e devono fare la loro parte. Ma devono anche farla le istituzioni pubbliche, a cominciare da quelle regionali così direttamente coinvolte e responsabili nella gestione della sanità. I «governatori» vecchi e nuovi è su questo fronte che sono chiamati a essere, già oggi, a 194 vigente, un segno di contraddizione rispetto alla terribile logica dell’aborto come «diritto» e non come dramma, come terribile cancellazione di una vita inerme. C’è bisogno di un impegno chiaro e conseguente per far crescere la «cultura della vita». È tempo che anche la politica faccia fino in fondo, per bene, la sua parte.

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