Che torni l'ora di un «Fisco buono» cioè all'insegna della progressività
venerdì 13 agosto 2021

Caro direttore,
il presidente del Consiglio Draghi ha avuto il merito di ricorrere, con la sua proverbiale capacità di sintesi, a proposito del debito pubblico, a due aggettivi dicotomici, buono e cattivo, dicendo anche perché, e fino a quando, uno è buono e l’altro è cattivo. Ora siamo alla vigilia di una riforma che è cruciale per il bilancio pubblico, perché anche il fisco, dal latino “cesto”, in cui si mettono le risorse comuni alla famiglia o allo Stato, può essere buono o cattivo. Così la crescita dell’economia, da cui dipende. La salute del fisco può essere cattiva, se tiene conto solo del Pil misurato con i vecchi criteri economicistici, o buono, se valutato anche con i criteri dell’economia civile, che tiene conto dei risvolti relativi all’ambiente, alla società e alla solidarietà. Secondo l’art. 53, forse il più breve e anche il più “draghianamente” sintetico della Costituzione, «tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche, in ragione della loro capacità contributiva». Draghi, come cittadino personalmente responsabile, ha fatto anche più di ciò a cui è tenuto dalle leggi attuali, rinunciando agli emolumenti connessi con la carica istituzionale che occupa attualmente. Da lui è perciò anche possibile aspettarsi che tenga conto, per tutti i cittadini, della seconda brevissima frase dell’art. 53, che dice «Il sistema tributario è ispirato a criteri di progressività». Cleto Iafrate, citando un chiaro ed energico articolo di Francesco Gesualdi su “Avvenire”, ha ricordato che, se si vuol fare la riforma del fisco non a compartimenti stagni, ma in maniera complessiva, come ha dichiarato lo stesso Draghi, occorre tener conto di tre capitoli: rendite, patrimoni, eredità. Insomma, il debito pubblico che continua a crescere per combattere i guai crescenti che ci affliggono, sarà davvero buono se riusciremo ad avere, da questo Parlamento e da questo straordinario Governo, anche un fisco finalmente “buono”.

Luciano Corradini presidente onorario ARDeP

Siamo pienamente d’accordo, caro professor Corradini. La strada maestra per il nostro sistema fiscale è quella della equa progressività del prelievo fiscale su redditi, rendite, patrimoni ed eredità. È la via segnata dalla Costituzione e dobbiamo tornare a seguirla come negli anni in cui l’Italia creava e distribuiva lavoro e ricchezza, il debito era sotto controllo e le altre grandi riforme (scuola e sanità su tutte) potevano essere messe in cantiere.

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