sabato 9 gennaio 2016
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Caro direttore, vorrei rivolgermi, tramite “Avvenire”, a Matteo Renzi, una lettera da discepolo di La Pira a discepolo di La Pira. «Caro Presidente, ti sei chiesto che ti direbbe oggi Giorgio La Pira riguardo alla proposta di legge sulle cosiddette “unioni civili”? Beh, io lo so con certezza che cosa ti direbbe, perché nel tempo in cui era più acceso il dibattito pubblico sul matrimonio e sulla vita umana nascente La Pira volle incontrarmi – e per quasi un intero pomeriggio – nel convento de “La Maddalena” nei pressi di Firenze e mi espresse il suo sogno: «Convertire i barbari». Usò proprio questa espressione e mi propose l’esempio dei longobardi e dei cristiani applicandolo al «comunismo reale di stampo sovietico» di quegli anni. Bisogna accogliere – disse – le istanze di giustizia sociale, di eguaglianza, di solidarietà, di attenzione agli ultimi, ma renderle vere fondandole sulla dignità umana che sta al centro della visione cristiana. Ma – aggiunse La Pira dopo essere divenuto, lui sempre gioioso, improvvisamente triste – c’è un muro da abbattere, più duro di quello di Berlino: l’incomprensione dei valori supremi della famiglia e del diritto alla vita di ogni essere umano fin dal suo concepimento. Il dramma – spiegò La Pira – è la sudditanza della cultura di sinistra alla cultura radicale del materialismo pratico, non meno dannoso di quello teorico. Purtroppo – concluse – anche i cattolici di sinistra non lo capiscono perché antepongono la tattica dell’immediato, spesso legata anche a qualche interesse personale, a una visione strategica di grande respiro. Oggi la situazione è cambiata. Non c’è più il «comunismo reale» e un cattolico è presidente del Consiglio e segretario del maggior partito della sinistra italiana. È un ruolo storico o effimero? Tra le altre difficoltà c’è ora di mezzo la proposta di legge Cirinnà. È una sorta di cartina di tornasole per capire se il sogno di La Pira ha ancora qualche prospettiva o no. La Pira, come sai, scrisse a Kruscev: «Liberati del cadavere dell’ateismo»! Oggi, certamente, ti direbbe: «Liberati dall’ossessione della proposta Cirinnà. Apri, invece, dentro e fuori del tuo partito, una riflessione ampia, seria, profonda su ciò che è già scritto nei più solenni atti della modernità: la fondamentalità della famiglia per la società e per lo Stato (art. 16 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo) e il primato del figlio rispetto agli interessi degli adulti (art. 3 della Convenzione universale sui diritti del fanciullo). Da qui potrebbero partire un disegno veramente storico e la verifica di una tua missione non provvisoria. In caso contrario resterebbe consolidato il muro e tu contribuiresti a rafforzarlo. Le conseguenze sono intuibili. Per questo, a partire dall’appello di La Pira, ho sviluppato mesi fa un mio scritto sull’argomento che forse già conosci e che ho voluto intitolare “Appello alla ragione” perché la ragione è patrimonio di tutti, non solo dei cristiani. Auguri, che la fatica che devi affrontare nell’anno che comincia sia utile al bene comune. Ti saluto cordialmente». Affido a te, caro direttore, questa lettera perché certamente comprendi in forza di quale pensiero ho deciso di scrivere al nostro presidente del Consiglio e spero nella sua attenzione.
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