sabato 17 settembre 2011
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>Non bastano da sole le parole per raccontare la carestia che ha colpito in questi mesi il Corno d’Africa. Per quanto la fame sia inseparabile dal suo carico di sofferenze e di morte, e per quanto esecrata possa essere nell’immaginario collettivo, non possiamo certo illuderci di svelarne fino in fondo il suo vero volto. Ogni tentativo di riportare i suoi drammatici effetti su milioni di uomini e di donne, come sta accadendo in Somalia e nei Paesi limitrofi, risulta inadeguato rispetto alla crudele realtà dei fatti.Non basta neanche la ragione che vorrebbe trovare sempre e comunque una spiegazione, individuando precise responsabilità. Siamo d’altronde di fronte a un fenomeno in cui i peccati dell’uomo – quelli, per intenderci, che hanno a che fare con l’egoismo, l’ingordigia, le sregolatezze, le omissioni e violenze d’ogni sorta – si mescolano con devastanti calamità naturali, poco importa che si tratti di inondazioni, siccità o terremoti. Vengono così abbandonate al loro inesorabile destino moltitudini di rassegnati, quasi fossero "tossine" della storia umana, secondo l’algido cinismo di certi presunti benpensanti. «Di questo passo – commentava don Luigi Di Liegro, in un’intervista rilasciata anni or sono a Sergio Zavoli – la miseria, l’emarginazione, la cancellazione d’intere piaghe del pianeta si conquisteranno una dimensione stabile, da iscrivere nell’ordine dei fenomeni naturali».È ora dunque di rendersi conto che, nell’epoca della globalizzazione dei mercati, i poveri sono sempre più poveri rispetto ad altre epoche in cui la civiltà contadina era preponderante un po’ a tutte le latitudini. Ma proprio perché la vita ha, sì, i suoi dolori, non possiamo oggi ignorare chi, nel contesto più generale della crisi mondiale dei mercati, sta decisamente peggio di noi. È per questa ragione che domani si svolgerà in tutte le nostre comunità una colletta nazionale per aiutare le popolazioni del Corno d’Africa.L’iniziativa è stata indetta dalla Presidenza della Conferenza episcopale italiana, avendo già stanziato nei giorni scorsi 1 milione di euro dai fondi dell’8 per mille, a cui Caritas Italiana ha aggiunto un ulteriore contributo di 300 mila euro. «L’immane tragedia – si legge nella nota diffusa dalla Presidenza Cei, ricordando anche un accorato appello di Benedetto XVI – interroga le nostre coscienze e chiama tutti alla solidarietà per venire incontro ai bisogni più immediati e per aiutare le popolazioni a riprendere le attività necessarie al loro sostentamento».Le motivazioni per rispondere adeguatamente a questo appello ci sono davvero tutte, nella consapevolezza che, per noi cristiani, la cooperazione dei "beni materiali" non può mai prescindere da quella dei "beni spirituali". Infatti, il gesto che siamo invitati a compiere si spinge ben oltre la donazione del proprio obolo che da solo non potrà mai acquietare la coscienza di qualsivoglia benefattore. Si tratta soprattutto di esprimere, col cuore e con la mente, un atto d’amore, in un tempo segnato da grandi contraddizioni sia per quanto riguarda la morale personale, come anche quella sociale, sia sul piano degli ideali, come pure dei comportamenti. Non a caso, il Concilio Vaticano II nella Costituzione Gaudium et Spes rilevava che «bisogna conoscere e comprendere il mondo in cui viviamo, le sue attese, le sue aspirazioni e il suo carattere spesso drammatico» (Gs 4). Alla luce di queste indicazioni sempre più attuali, l’intento della Colletta sarà di testimoniare generosamente con i fatti lo spirito di universalità della nostra Chiesa. Uno spirito evangelico che indica nei poveri l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine. Cristo Signore.
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