Cambiamo aria o sarà disastro per le nuove generazioni
domenica 18 settembre 2022

Caro direttore, non possiamo più nasconderci, la crisi climatica è una realtà che provoca sofferenza e morte, e le prime vittime sono le bambine e i bambini. In Pakistan le gravi inondazioni e alluvioni che hanno colpito il Paese in queste settimane di fine estate hanno già ucciso più di 500 bambini e bambine. Ma si stima che siano circa 16 milioni i piccoli colpiti da questi fenomeni e almeno 3 milioni e 400mila di loro hanno urgente bisogno di aiuto. Quelli che ci ostiniamo a definire 'eventi eccezionali' o 'super inondazioni' o che vengono derubricati a 'maltempo' quasi per allontanare da noi il pensiero che possano riguardare la nostra quotidianità, hanno invece un nome ben preciso e si chiamano 'cambiamenti climatici'.

La comunità scientifica ci aveva avvertito: la crisi climatica sta accadendo ora e abbiamo ancora pochi anni a disposizione per invertire la rotta. I più a rischio sono le bambine e i bambini perché sono fisiologicamente più vulnerabili e perché a livello economico e sociale, sono tra coloro che ne pagheranno le conseguenze più a lungo in termini di opportunità durante tutto l’arco della loro vita.

Secondo l’Unicef il 99% della popolazione infantile mondiale è già stato esposto ad almeno uno choc climatico o ambientale e circa un miliardo di bambini – quasi la metà dei 2,2 miliardi di bambini del mondo – vive in uno dei 33 Paesi classificati come «a rischio estremamente elevato» per le conseguenze dei cambiamenti climatici. Quello che sta accadendo in queste ore nel nostro Paese, le alluvioni che stanno colpendo la popolazione delle Marche, ci deve far riflettere su come la crisi climatica sia una crisi globale: se è vero che alcuni territori sono maggiormente esposti ai suoi rischi è anche vero che il cambiamento climatico non riconosce confini e ci riguarda tutti.

Secondo i dati disponibili, nel nostro Paese c’è un progressivo peggioramento, rispetto a 10 anni fa, del numero di persone esposte al rischio di alluvioni. Se continuiamo così tra 20 anni saremo ancora più esposti come accade oggi tragicamente ad esempio in tante regioni del Sud-Est asiatico. È necessaria un’azione decisa e globale in cui ogni Governo faccia la sua parte. Per questo l’Unicef chiede con forza di aumentare gli investimenti per l’adattamento climatico e la resilienza nei servizi chiave per i bambini, ridurre le emissioni di gas serra, fornire ai bambini una formazione sul clima e su come proteggersi durante i disastri naturali e di includere i giovani nei negoziati e nelle decisioni nazionali e internazionali sul clima. Se è vero che la primaria responsabilità di invertire la rotta è nelle mani dei Governi nazionali, è anche vero che ognuno di noi – come raccomanda papa Francesco nella Laudato si’ e in molti altri pressanti interventi – può adottare stili di vita più sostenibili. Per questo l’Unicef Italia ha lanciato la Campagna 'Cambiamo Aria' per sensibilizzare bambini e famiglie sul proprio impatto ambientale e proporre una serie di consigli su come migliorare i propri comportamenti. Le giovane generazioni sono le meno responsabili dei cambiamenti climatici e le più esposte alle loro conseguenze, c’è un dovere di giustizia intergenerazionale – richiamato anche dalla nostra Costituzione – che non ci permette più di nasconderci di fronte alla crisi climatica.

Portavoce Unicef Italia

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