venerdì 14 febbraio 2014
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Caro direttore,siamo i genitori di Francesco Scerbo, morto a 14 anni per un violento reato di bullismo. Siamo rimasti sconvolti nel vedere al telegiornale (venerdì 7 febbraio), mentre eravamo a pranzo in un ristorante, le immagini di pestaggio di una ragazza. Abbiamo rivisto la scena di nostro figlio Francesco, quando il treno iniziava a muoversi lungo il marciapiede della stazione e nessuno degli studenti, sia sulla banchina che ai finestrini, si è mosso per salvarlo mentre veniva tenuto di forza da un ragazzo che era a bordo. Ci permettiamo di scrivere per rivolgerci ai genitori del "branco" con a capo la ragazza che più di altri scalciava la sua coetanea, mentre nessuno dei presenti è intervenuto per mettere fine all’aggressione, restando tutti spettatori silenziosi e addirittura filmando la scena. Non servono più condanne e facili moralismi: chiediamo, da genitori a genitori, di collaborare tutti insieme per amore dei nostri figli uscendo da quell’omertà che non permette di camminare guardando avanti. Riprendiamoci il ruolo che ci spetta: educare con responsabilità questa giovane generazione al rispetto della persona e del valore della vita di ognuno, dando noi per primi l’esempio. Colpevoli o non colpevoli, cerchiamoci e insieme aiutiamo le istituzioni a creare una rete di prevenzione, di accoglienza/ascolto e di intervento per una cultura di convivenza civile per i nostri figli, sia all’interno della scuola che sulla strada e in tutte le realtà in cui vivono e si relazionano con gli altri. Speriamo tanto di essere stati compresi e chiediamo ai media, anche al suo giornale, di aiutarci – per quanto possibile – a diffondere il nostro messaggio. Con gratitudine,Fulvio e Renata Scerbo, Partina (Ar)Mi interpella, mi convince e mi commuove, gentili e cari amici, la forza morale e civile del vostro appello «da genitori a genitori». La vostra voce ha l’autorevolezza del dolore. E la proposta ha l’efficacia della semplicità. Diciannove anni dopo la brutale e mortale sopraffazione subita da vostro figlio Francesco, questa chiamata a vincere l’indifferenza incontra quasi naturalmente il lavoro di cronaca, di approfondimento e di analisi che cerchiamo di sviluppare sulle nostre pagine. Per questo faccio eco volentieri alle vostre parole. E la gratitudine è la mia, la nostra.
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