mercoledì 9 novembre 2011
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Aiutati che il ciel t’aiuta. Buon senso popolare tramandato di generazione in generazione e che potrebbe tornare utile per interpretare quanto proposto da Giuliano Melani, l’imprenditore toscano che ha lanciato la proposta a tutti i suoi concittadini, cioè a noi, di sottoscrivere titoli del debito pubblico. Bot e Btp per intenderci, per alleviare i problemi derivanti dalla tensione speculativa e dalla ridotta credibilità sui mercati internazionali.L’iniziativa è nata dal basso, come spesso le cose migliori da noi, con una costosa pagina pubblicitaria acquistata sul più diffuso quotidiano nazionale. Anche per questo le prime reazioni sono state di pura dietrologia: chi ci sta dietro? A chi conviene? Quale banca l’ha sponsorizzato? Qualche intervista televisiva e giornalistica dei giorni successivi ha però chiarito che si tratta di "uno di noi" che, insoddisfatto del dibattito motivato ma inconcludente di questo periodo, si è assunto la responsabilità di una proposta semplice, coinvolgente e utile dando in prima persona l’esempio (così è stato dichiarato) dell’acquisto di ventimila euro di buoni ordinari del tesoro. La cosa è cresciuta, generando azioni concrete da parte di persone ed enti: sottoscrizioni, in ammontare forse imprevisto, ma anche l’intenzione dichiarata da alcuni istituti di credito di azzerare le commissioni su quel tipo di operazione, cioè i loro guadagni.

Difficile prevedere il risultato finale dell’iniziativa: di certo sottolinea un metodo di grande importanza e quasi sempre invece trascurato: partire dal basso, dalle persone, dalle famiglie, dalle imprese anche per affrontare un problema complesso e "alto" come questo. Una volta (e non è bene tornare a quelle condizioni complessive, sia chiaro) ognuno era – molto più di oggi – posto di fronte alle proprie responsabilità e, almeno in questo, costruttore della propria vita. Ciò significava spesso soccombere a causa di agenti atmosferici avversi, epidemie, guerre, ma anche essere costretti ad affermare una posizione personale. Oggi che molte di quelle iatture ci sono risparmiate dall’iniziativa di tanti soggetti pubblici e collettivi, nello spazio temporale di due generazioni si sta perdendo la sensibilità all’iniziativa personale, altrettanto efficace se attuata in sinergia con la prima. I ragazzi di Genova che hanno passato domenica e lunedì, con le scuole chiuse, a spalare fango aiutando i loro più sfortunati concittadini, hanno dato un aiuto operativo a ridurre i tempi del ritorno alla normalità, ma soprattutto hanno fatto esperienza della criticità del loro tempo e delle loro energie, anche oltre un obiettivo individualistico. Per giunta, nel caso della proposta di sottoscrivere titoli del debito pubblico, c’è anche un preciso tornaconto economico perché non sono tante le alternative che garantiscano un interesse così elevato e dovuto all’ormai famoso spread tra Bot e Bund tedeschi. Si obietterà: ma l’interesse è alto perché alto è il rischio. Certo, il rischio è più alto rispetto all’analogo investimento fatto in Germania, ma non è certo indicativo di un Paese sull’orlo del fallimento come troppo spesso sentiamo argomentare. Non dimentichiamo che in Italia negli anni Settanta, quando il debito pubblico iniziava pericolosamente a salire, il tasso di interesse per questo tipo di investimenti superò abbondantemente il 10%: solo che allora la stragrande maggioranza del debito era in mano alle famiglie italiane (oggi questo è vero solo per la metà di esso) e non è difficile trovare persone un po’ in là con gli anni che ricordino con nostalgia quell’epoca perché quegli interessi, anche se decurtati dall’inflazione, erano un ottimo integratore di stipendi e pensioni che finiva per sostenere i consumi interni.

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