Anche nella Chiesa la «comunicazione» non è affatto un lusso superfluo
venerdì 14 maggio 2021

Gentile direttore,
tra qualche giorno, domenica 16 maggio, celebriamo la 55esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Il campo delle comunicazioni sociali viene ancora oggi relegato, in alcuni casi, a un ruolo di secondo piano come se la Chiesa dovesse occuparsi solo della liturgia, della catechesi o della carità, mentre la comunicazione è considerata un semplice “mezzo” di cui qualcuno si fa carico più per passione personale che per una effettiva considerazione teologica e pastorale. Cosa pensa al riguardo?

Giuseppe Simeone

E che cosa vuole che ne pensi un giornalista, caro avvocato Simeone? Ma la realtà, al di là delle battute, è che nella vita della Chiesa “tutto si tiene”. Non saprei immaginare una comunità credente che non s’incontra e non celebra, che non fa memoria e non trasmette il tesoro della fede, che non compie le opere che quella fede rendono viva e che non annuncia e neppure legge i “segni dei tempi”. Cioè che non comunica e non dialoga, anche attraverso attività mediatiche e informative capaci di parlare a tutti e con tutti di tutto. Penso, insomma, che quando i cristiani perdono, per disinteresse o sottovalutazione, anche solo una di queste dimensioni e di questi impegni davanti a Dio e nella più vasta comunità umana perdono il senso della sequela Christi. Una buona comunicazione e un’informazione ben fatta non sono un lusso superfluo

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