venerdì 30 settembre 2011
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Caro direttore,
ho vent’anni e penso che questa società stia diventando un cumulo di rifiuti. Mi guardo intorno e vedo "apparenza" che trabocca da ogni fessura, che sgorga lenta e inesorabile verso l’abisso del nulla. Che ne è stato dei legami profondi e sinceri? Delle parole dette col cuore? Dei sentimenti duraturi? Della fede? Vedo che si stanno unendo alla corrente, che li amalgama e li confonde fra la sporcizia. I legami sono opportunistici, l’amicizia si sta trasformando in una graziosa (si fa per dire) cornice, uno sfondo, una marionetta utile solo a essere esibita di fronte alla gente, tanto per non sentirsi soli sul palco della vita. Le parole non sono usate per difendere un ideale ma per contestare, per ferire, oppure semplicemente per dare aria alla bocca. Tanti si creano la propria religione, regole proprie. Non si crede più in nulla, non si è in grado di andare al di là delle cose materiali e tangibili. Si giudica senza conoscere. I genitori sono ancora capaci di dare qualche insegnamento ai figli, mi chiedo io? Mica finisci in galera se dai loro uno schiaffo in più! Ops, aspetta. A Stoccolma succede. Ora i genitori all’antica non vanno più di moda, ora ci sono i genitori al passo con i tempi, che giocano a fare i ragazzini, che non impongono più nulla o quasi. E poi ci si stupisce se i figli combinano qualcosa, si ha pure il coraggio di difenderli! Io, personalmente, mi vergognerei. Eppure voglio provare a fare un esperimento. Chiudiamo gli occhi per un attimo, immaginiamo di trovarci in un mondo dove regna l’amore puro, incondizionato. Ogni essere umano ama l’altro, non lo lega, non lo giudica, non lo assale. Se uno ferisce, l’altro perdona. Se uno parla, l’altro ascolta. Se uno soffre, l’altro soffre per lui e con lui. Se uno sorride, l’altro lo abbraccia. In questo mondo non si ha più paura di rapportarsi al soprannaturale, si rompono i lacci con la terra e si è in grado di guardare al di là delle cose. Questo mondo ci fa ridere perché la fede non la concepiamo più, perché si accetta ciò che è e non ci si chiede perché, perché non si fa nessuno sforzo per capire che la vita è amore e l’amore è vita, dalla forza dell’amore che ci ha creati scaturisce tutto. Non lo vogliamo capire, ma speriamo di non morire ignoranti.
Chiara Bernardinello
Apra gli occhi, cara Chiara. E guardi a fondo: c’è anche chi vive come nel suo sogno. Che non è appena un sogno, perché non si tratta di pochi illusi. Si rimbocchi le maniche, cara Chiara. Lei ha tanta energia e voglia di dire e di fare, e io le dirò un segreto scomodo: i tempi duri sono i più propizi quando bisogna mettersi al lavoro per cambiare quello che non va. Papa Benedetto ce lo ha ricordato anche pochi giorni fa: il guaio – per sé, per la Chiesa e per la società – è essere «tiepidi». Dia allora l’esempio, cara Chiara. Ci incalzi, ci spiazzi, ci commuova, ci trascini. E anche tra di noi, adulti pigri e genitori titubanti, ci sarà chi si rimetterà a faticare. E poi, cara Chiara, ma chi l’ha detto che un capo – cioè chi guida e dà l’esempio – non possa avere vent’anni? Le auguro di essere capace di mettersi al timone della sua vita, e di viaggiare spedita.
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