giovedì 11 dicembre 2014
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Gentile direttore,
i 5 Stelle sono la vera opposizione all’interno del Parlamento italiano, dove rappresentano un quarto degli italiani che li hanno liberamente eletti. Questo Movimento è il più criticato in assoluto e ha tutti contro (stampa, radio, tv…). Eppure difende la nostra Costituzione, perché la nostra Costituzione è l’unica stella di orientamento e chi la vuol cambiare va contro il popolo e la persona umana. Mi rendo conto, non sono un ingenuo, che il movimento non è il massimo e non mi faccio certamente imbrogliare: resto vigile.
Come non mi sono fatto incantare, dalla stella berlusconiana o montiana. I 5 stelle, al momento, sono il meno peggio. Hanno cercato di cambiare la società e il Parlamento. Il male attuale è la non possibilità di poter scegliere il candidato al Parlamento. I deputati attuali nessuno li conosce, nessuno conosce se sono sposati, che lavoro hanno svolto nella loro vita, se hanno sempre pagato le tasse, se hanno una vita lavorativa e morale ineccepibile… Questa la strada maestra per poter cambiare dalle fondamenta la nostra classe politica. Il resto sono parole inutili.
Roberto Lombardo, Firenze
Che i pentastellati siano una opposizione, certo la più importante nel nostro attuale Parlamento, è un fatto. Che siano una «vera opposizione» è un’opinione. Che condivido sino a un certo punto. Infatti, gentile signor Lombardo, ho un’idea un po’ diversa da quella dei capi del Movimento 5 Stelle (e, forse, dalla sua) dell’azione di una «vera opposizione» parlamentare e credo che parecchi italiani siano arrivati – per vie non necessariamente coincidenti con le mie – alla stessa conclusione. Il progressivo ridimensionamento negli ultimi venti mesi del consenso elettorale per il non-partito di Beppe Grillo, a mio parere, ne è una prova o almeno un serio indizio. Rispetto tuttavia il suo giudizio e continuo a pensare che sia stato quantomeno precipitoso chi all’indomani delle elezioni calabresi ed emiliano-romagnole aveva dato quasi per archiviato il “grillismo”. Dico questo non solo per le scandalose vicende di malapolitica che ciclicamente e quasi inesorabilmente emergono in diverse ed emblematiche realtà d’Italia (Milano, Venezia, Roma…) e che riguardano destra e sinistra, ma anche per il malessere e la sfiducia che purtroppo segnano tenacemente la vita di troppi concittadini. A proposito di scandali, lei si sarà certo reso conto di come i misfatti della cosiddetta “cupola romana” abbiano indotto più di un politico e di un opinionista a risollevare in modo opposto al suo la questione della scelta da parte degli elettori del proprio parlamentare, con l’argomento anti-preferenza (e anti-primarie) del possibile inquinamento (cioè della compravendita) della volontà del cittadino votante. Io invece, come i lettori sanno bene, la penso su questo punto specifico proprio come lei. Capisco l’obiezione dei preoccupati dai “mafiosi dell’urna” e arrivo a pensare anche che da più d’uno di loro sia in piena buona fede, ma mi ribello all’idea che un furto di legalità e di risorse pubbliche possa diventare il pretesto per tornare a derubare gli italiani della possibilità di indicare l’uomo o la donna (o entrambi, nel caso si introduca la possibilità della doppia preferenza se il voto espresso è per candidati di un sesso e dell’altro) dal quale vorrebbero essere rappresentati Parlamento. Sarebbe un ladrocino al quadrato. E non ci si può rassegnare né ai giochi sporchi dei mascalzoni né alla logica padronale e paternalistica degli
oligarchi.
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