lunedì 1 ottobre 2012
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Le «reti sociali» proprio no, non erano mai apparse nel titolo di un documento papale; e forse anche per questo il tema di questa 47ª Giornata mondiale – "Reti sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione" – riporta in mente un altro termine che poco meno di cinquant’anni fa apparve per la prima volta nel vocabolario già allora specialistico di stampa e dintorni: comunicazioni sociali. Il tempo era quello del Concilio, il documento il primo in assoluto di tutta la  produzione dei padri, l’Inter Mirifica, la carta costitutiva del sistema comunicazione messo in piedi dalla Chiesa. C’è insieme aria di Concilio e di futuro nel messaggio che dà il via alle diverse fasi di una Giornata che parte dal tema, prosegue con il testo del messaggio – il 24 gennaio – e si conclude nella celebrazioni di maggio. Un itinerario che somiglia alla trama di un racconto, per dire che si è giunti forse a un’altra svolta, proprio come quella conciliare. Le comunicazioni sociali di allora e le reti sociali di oggi: mezzo secolo di distanza, rivoluzioni alle spalle, muri e barriere abbattuti, e gli "strumenti" un tempo sussidiari della comunicazione saliti imperiosamente in cattedra. Altro che semplici mezzi: se il mondo  ha preso una certa piega, se la gente scende in piazza a vivere – e anche consumare – le proprie «primavere» e se anche la finanza ci trasmette  il patema degli spread che ne misurano la febbre, molto, o quasi tutto, dipende da questo nuovo tessuto connettivo cucito addosso a ciascuno di noi, come l’abito mentale dei tempi nuovi. Dire che la comunicazione ha modificato l’intero paesaggio della nostra esistenza – cultura, modi di vivere e di pensare – sembra ormai quasi banale. È cambiata perfino la dotazione degli arnesi più usuali della vita quotidiana: il telefonino o lo smartphone sono diventate la nostra rassicurante coperta di Linus, e, accanto ai residui di qualche «biro» e di colorati diari di carta, c’è un primo corredo informatico anche nelle cartelle e negli zaini degli alunni delle elementari. Anche i nativi digitali cominciano ad avere la loro età. Ma il tema del messaggio scelto da Papa Benedetto, un po’ spariglia il campo, perché in questo universo che avanza, quasi senza soste e senza meta, ecco che le «reti sociali» vengono invece indicate come porte d’ingresso, quindi come un inizio, un punto di partenza. E verso una meta che non potrebb’essere più impegnativa: nientemeno che in direzione della verità e della fede, e laddove si aprono nuovi spazi di evangelizzazione. Trova conferma il radicale mutamento di ruolo: altro che mezzi o strumenti, secondo un linguaggio corrente che, ora, forse occorre mettere da parte. Il salto è evidente e fa sorgere una domanda decisiva: possono, le reti sociali, e in genere l’intero continente digitale, aiutare l’umanità a incontrare Cristo nella fede? Non si tratta più, è evidente, di pensare a strategie per una migliore e più efficace utilizzazione delle nuove tecnologie nella Chiesa, ma di tener conto che il mondo di internet e dintorni è esso stesso un "tetto" sotto il quale abita l’uomo del nostro tempo e dunque l’uomo da evangelizzare o rievangelizzare mettendo in campo tutte le nuove opportunità, e tenendo conto che anche dalla rete si fa strada una domanda di senso e di fede. Dando via libera all’interattività e al dialogo, le «reti  sociali» hanno rappresentato un passo avanti: non si è piu soli, ormai, davanti allo schermo, seppure non appaia mai inutile una messa in guardia. Niente, sul piano delle relazioni, potrà mai sostituire o surrogare il valore dell’incontro diretto e personale. Ma la svolta c’è, e si vede. È come un dopo-Concilio o la continuazione dell’Inter Mirifica con altri mezzi. E proprio del Concilio continua a parlare, come una specie di "portavoce" delle istanze del mondo della comunicazione, la Giornata mondiale delle Comunicazioni, uno dei suoi frutti più conosciuti e preziosi. Dai suoi titoli è possibile ripercorrere il lungo cammino che la Chiesa ha compiuto nel campo dei media, vecchi e nuovi. E stavolta c’è un punto e a capo, con le «reti sociali» sulla soglia di porte pronte ad aprirsi.
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