I calcoli di Erdogan e i giochi con Putin
sabato 29 febbraio 2020

Novecentoquarantottomila sfollati, 180mila famiglie, oltre 195mila donne, 560mila bambini. Sono i civili siriani che fuggono dalla provincia di Idlib e cercano riparo in Turchia. Cifre da esodo biblico, che vanno ad aggiungersi ai milioni già disseminati dentro e fuori dal confine turco e che il presidente Erdogan trattiene e utilizza come moneta di scambio con l’Europa: se l’Unione Europea continuerà a pagare, la Turchia terrà serrate le frontiere e continuerà ad ospitare la grande massa dei profughi. Altrimenti, e ieri c’è stato un primo non casuale avvertimento, ne lascerà filtrare in Grecia alcune centinaia, così, per dare un colpo d’assaggio a Bruxelles e alla Nato.

Dietro questo quadro desolante si staglia il braccio di ferro fra i due galli del pollaio regionale, Mosca e Ankara. Nulla di nuovo sotto il sole, in verità: Russia e Turchia sono da sempre rivali, la partita per il predominio territoriale dura fin dall’epoca in cui l’Impero ottomano lentamente si sgretolava a vantaggio dell’espansionismo zarista per allungarsi poi per tutto l’Ottocento in quel famigerato Great Game, il Grande Gioco, che coinvolse anche il Regno Unito per il controllo degli accessi ai mari caldi.

Una partita che in altro modo continua ora, in un risiko schizofrenico nel quale Mosca e Ankara si trovano divise sulle alleanze (Erdogan sostiene in Libia il governo riconosciuto dall’Onu di Sarraj, Putin quello del generale Haftar, la Turchia appoggia le milizie ribelli siriane, Mosca il governo di Bashar al-Assad), ma saldamente solidali sull’ipotesi di spartirsi il promettente bottino energetico del Mediterraneo, a spese naturalmente delle piccole e grandi realtà regionali che fanno da comprimarie in questa guerra combattuta quasi esclusivamente per procura. Una guerra frutto di vecchi vizi e di invecchiate strategie, costellata di incidenti che in altre epoche avrebbero portato allo scontro militare aperto (come l’abbattimento da parte dei turchi del cacciabombardiere russo Sukhoi Su-24 sui cieli della Siria), come se per i due contendenti il tempo si fosse fermato agli anni di Caterina la Grande e del principe Potëmkin.

Ma non vi sono buoni e cattivi fra Mosca e Ankara: entrambe hanno una deprecabile parte in commedia, a cominciare da quegli accordi di Sochi dello scorso anno che avrebbero dovuto garantire e delimitare le reciproche zone di influenza fra Turchia e Siria con la paterna garanzia della Russia e che viceversa sono rimasti inconclusi e incompiuti a spese della popolazione civile, esattamente come lo sono gli accordi di Minsk per il Donbass in Ucraina; salvo riconfermare – come hanno fatto ieri Putin e Erdogan dopo una conversazione telefonica – l’intenzione di rispettare l’accordo già preso sulla de-escalation della zona di Idlib. Siamo sempre, come si vede, nel cinico solco del Great Game. In compenso fra una cannonata e l’altra c’è una reciproca lucrosa comunanza di interessi fra le due potenze, che vanno dalla vendita di missili intercettori di Mosca a Erdogan in spregio ai protocolli militari della Nato fino al recentissimo accordo sul TurkStream, due pipeline che attraversano il Mar Nero portando sulla terraferma turca il gas russo.

Ed è proprio sui missili di Mosca, gli ormai famigerati S-400, gioiello del sistema difensivo russo che Erdogan – che pure custodisce nella base aerea di Incirlik una novantina di testate B61, ossia il più grande arsenale nucleare in possesso di un membro non americano dell’Alleanza Atlantica – ha mostrato l’aspetto più sfrontato della sua politica: quello di chiedere soccorso proprio alla Nato per arginare l’invadenza militare russa in Siria. Un soccorso che non potrà non ottenere: giocare su due tavoli a volte porta dei vantaggi per un giocatore di poker scaltro come lui. E pazienza se per ottenere i propri scopi si gioca sulle vite di un milione di nuovi profughi. “Only a pawn in their game”, essi sono solo una pedina del loro gioco, come appropriatamente recita una lirica ancora attualissima.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI