Col popolo senza populismi contro disagio e marginalità
sabato 21 agosto 2021

Il ruolo ideale e concreto della «sinistra sociale» cattolica Caro direttore, nella confusione che caratterizza l’attuale fase politica italiana, mancano all’appello alcune categorie. O meglio, per essere più precisi, alcune culture politiche. Tra queste, la cultura e la tradizione della sinistra sociale di ispirazione cristiana. Quello che un tempo veniva definito e denominato come 'cattolicesimo sociale'.

Un filone che, all’interno del cattolicesimo politico italiano, ha contribuito nel tempo a dare risposte politiche e legislative alle istanze, alle domande e alle esigenze concrete che provengono dai ceti popolari e da tutti coloro che nei periodi di trasformazione sociale restano ai margini o rischiano di diventare periferici rispetto ai modelli di sviluppo che si vanno delineando. Una esperienza che ha trovato nella Prima Repubblica un preciso riferimento politico e culturale nella sinistra sociale Dc di Forze Nuove guidata da Carlo Donat-Cattin e poi, nelle esperienze politiche e partitiche successive, da Franco Marini. Sinistra sociale di ispirazione cristiana che, nella concreta azione politica e legislativa, ha trovato forti e significative convergenze con altre esperienze culturali: a cominciare dal pensiero socialista, socialdemocratico e, più in generale con il pensiero riformista.

Un pensiero, comunque sia, animato e caratterizzato da quella cultura di matrice sociale e solidaristica che fa riferimento alla Dottrina sociale della Chiesa. Ora, è un fatto oggettivo che dobbiamo fare i conti con un processo di desertificazione culturale della politica contemporanea. La rimonta del populismo ci ha precipitato in un quadro politico fatto di violenza verbale, delegittimazione morale e politica dell’avversario, giustizialismo manettaro, esaltazione della incompetenza e, infine, ci ha portato a una classe dirigente che prescinde da ogni riferimento ideale e culturale.

Ma c’è anche una precisa responsabilità dell’articolata area cattolica italiana che non ha più puntato sulla politica e sull’impegno politico concreto. Al punto che coloro che si autodefiniscono 'cattolici' nei vari partiti, lo fanno quasi solo strumentalmente, con nessuna ricaduta politica significativa. Non a caso, la cultura e la tradizione del cattolicesimo sociale e popolare sono di fatto scomparse dall’orizzonte politico contemporaneo. Eppure, anche a mio parere, c’è bisogno di una nuova e moderna sinistra sociale. Una esperienza laica. ma profondamente radicata nella cultura cattolica del nostro Paese.

E questo perché è ormai scoppiata - ce lo dicono tutti i dati, al di là della preziosa e importante azione del governo Draghi - una dura e spigolosa 'questione sociale'. Che non è la ridicola polemica dei no-vax nelle varie piazze italiane ma, semmai, quella della dura condizione di vita, e anche di sopravvivenza, di milioni di persone. Uomini e donne, giovani e anziani, laureati e non scolarizzati che per motivazioni diverse e a volte contrastanti sono uniti da un disagio sociale e da una condizione di marginalità accentuati dalla pandemia e che la politica nel suo complesso stenta a interpretare, a leggere e a rappresentare sul terreno dell’azione concreta e legislativa.

Certo, sarebbe auspicabile avere anche un partito di riferimento. Ma le condizioni politiche cambiano ed è inutile vivere con lo sguardo rivolto all’indietro. Tuttavia un’esperienza politica che innovi e rilanci una tradizione che conserva una bruciante attualità è quanto mai necessaria e utile al paese. Per la qualità della nostra democrazia e per la credibilità della stessa politica. La rilettura del magistero politico, sociale, culturale e legislativo di uomini e donne come Carlo Donat- Cattin, Franco Marini, Tina Anselmi e Ermanno Gorrieri – solo per citarne alcuni – può essere un elemento decisivo per riprendere il filo di una storia che si è spezzato, ma che non è stato sconfitto.

Già parlamentare della Repubblica

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