Xi in versione Mao, Putin e Kim sorridenti: la parata militare di Pechino
L'evento è durato quasi due ore e ha provocato la reazione a distanza di Trump: state cospirando contro di noi. Il Cremlino replica: nessun complotto. Il leader cinese: nessun bullo può in

«L’ascesa della Cina è inarrestabile». Nel discorso pronunciato dal presidente cinese Xi Jinping alla parata militare organizzata, a Pechino, per gli 80 anni della pace che mise fine alla Seconda guerra mondiale, i toni della promessa di un leader al suo popolo si confondono a quelli della minaccia all’Occidente.
L’imperturbabile “principe rosso”, salito sul palco di piazza Tienanmen indossando l’iconica tunica con il colletto stretto, in stile Mao Zedong, si è rivolto alla folla di 50mila persone a ricordare che «la sicurezza comune è salvaguardata quando le nazioni di tutto il mondo si trattano da pari a pari, vivono in armonia e si sostengono tra loro». Ad applaudirlo, dagli spalti riservati agli ospiti d’onore, c’erano, gli “amici” stranieri: il presidente russo Vladimir Putin e il dittatore nordcoreano Kim Jong-un , in prima fila, seguiti dal presidente iraniano Masud Pezeshkian e da quello bielorusso Alexander Lukashenko. A seguire, altri venti capi di Stato e di governo in rappresentanza, tra gli altri, di Indonesia, Cambogia, Vietnam, Malaysia, Laos e Myanmar. L’“alleanza del caos” al completo, come non era mai successo.

Per quasi due ore, in piazza, hanno sfilato gli uomini e le donne al servizio del Dragone in 45 corpi militari. Centinaia di plotoni intervallati dai carri utilizzati per mettere in bella vista un campione dell’arsenale cinese: armi ipersoniche, supersoniche, droni, contro-droni, cani robot, dispositivi a laser e microonde. Tutti nuovi di zecca. Per la prima volta, è stato mostrato al pubblico il Dongfeng-61, il missile balistico intercontinentale nucleare più avanzato, e il Dongfeng-31. Ordigni che insieme ai missili a lungo raggio JingLei-1 e JuLang-3 costituiscono la triade nucleare di Pechino. Un’ostentazione muscolare della capacità militare cinese utile, così hanno osservato gli esperti, a scoraggiare le provocazioni dei nemici e, allo stesso tempo, a pubblicizzare la tecnologia da vendere agli alleati.

Immagini potenti presto rimbalzate in Occidente. Tra i primi a commentarle è stato il presidente degli Usa Donald Trump che ha diffuso sui social un post di ambigua ironia. Il tycoon ha esordito dicendo che Xi avrebbe dovuto menzionare nel suo discorso «il supporto dato dagli Usa alla Cina per aiutarla a difendere la propria libertà» quando, portando Tokyo alla resa, il 2 settembre 1945, posero fine alla guerra sino-nipponica innescata dall’invasione giapponese di Shanghai e Nanchino. «Spero che i nostri soldati siano ricordati e onorati per il loro coraggio e sacrificio», ha sottolineato Trump che, dopo aver augurato «al meraviglioso popolo cinese di vivere una giornata di festa grandiosa e duratura», ha tuonato: «Vi prego di porgere i miei più cordiali saluti a Vladimir Putin e Kim Jong-un mentre cospirate contro gli Stati Uniti». Il presidente Xi, ovvio, non ha fatto alcun riferimento all’aiuto che la Cina ha ricevuto da Washington. Omissione che in molti hanno interpretato come una sorta di revisionismo storico. Le parole del tycoon sul complotto “a tre” hanno tuttavia fatto molto discutere perché rivelatrici, secondo alcuni, di un’irritazione che stride con il ricordo del tappeto rosso e dell’applauso con cui, a Ferragosto, aveva accolto Putin in Alaska per il vertice sull’Ucraina. Le insinuazioni trumpiane di inciucio sono state gelate dallo stesso zar: The Donald, così le ha liquidate, «non è privo di umorismo, lo sanno tutti».

A Pechino, per la parata, c’erano anche Serbia e Slovacchia. Dall’Europa lo show di piazza Tienamen è apparso affatto simbolico. «Un’alleanza autocratica cerca di accelerare il passaggio al Nuovo Ordine Mondiale», ha tirato le somme Kaja Kallas, Alta rappresentante dell’Ue per la politica estera.

Nella guerra tra Mosca e Kiev, va ricordato, Xi sta dalla parte del Cremlino. A margine dell’evento, Putin ha avuto un faccia a faccia di due ore e mezzo con il nordcoreano, Kim Jong-Un, fornitore di mercenari assoldati dalla Russia nel Kursk. Il presidente russo, così ha precisato un comunicato, ha ringraziato Kim per il contributo alla lotta contro il «neonazismo moderno» e lo ha invitato a Mosca. Lui ha accettato. «Se c’è qualcosa che posso o devo fare per il popolo russo – gli ha risposto – lo considero obbligo fraterno». Visto dalla vicina Taiwan, a Pechino è stato celebrato il «culto dei signori della guerra». Uno scambio di battute a microfoni aperti tra Putin e Xi ha registrato un altro terreno comune ai due leader: la prospettiva dell’immortalità.
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