Sulle elezioni in Moldavia l’«ombra lunga» di Mosca
di Nello Scavo
Domenica in 3 milioni alle urne per il Parlamento. Mobilitata la propaganda di regime dello zar sui social. La presidente moldava Sandu: «L’Europa non può permettersi di perdere Chisinau»

A sentire i politici negli sbilenchi gazebo elettorali di Chisinau, sembra che nelle elezioni parlamentari di domani meno di 3,2 milioni di elettori moldavi avranno il potere di decidere il loro futuro, quello di 450 milioni di europei, e le sorti della guerra in Ucraina e delle sue ricadute globali. E a giudicare dallo sforzo che hanno messo in campo dagli emissari del Cremlino, sembra che le cose stiano così.
Incastrata tra Ucraina e Romania, non ancora nell’Ue né nella Nato, il Paese grande appena il doppio del Lazio, ha un rilievo sia per l'Europa che per la Russia. I sondaggi stanno facendo tremare le cancellerie. Il ”Bep” dell'ex presidente filo russo Dodon è in testa sul ”Pas” della convinta presidente europeista Maia Sandu. La tensione è massima, ma più alta è la pressione sugli elettori. L'ambasciatore moldavo a Mosca, Lilian Darii, è stato convocato due giorni fa al ministero degli Esteri russo, in seguito al rifiuto di Chisinau di accreditare osservatori russi per le elezioni legislative.
Non un fulmine a ciel sereno. Un oligarca moldavo latitante, ricercato per una frode da un miliardo di dollari, è stato consegnato giovedì alle autorità di Chisinau dopo essere stato estradato da un carcere greco. L’ex parlamentare e uomo d’affari Vladimir Plahotniuc era ricercato dal 2019 per accuse di corruzione e per avere ripulito le casseforti di tre banche. Bruxelles, Londra e gli Usa lo avevano sanzionato lo scorso anno accusandolo di essere al soldo della Russia per cercare di destabilizzare la Moldavia.
Il leader ucraino Zelensky ha riassunto la posta in gioco: «Dopo aver perso la Georgia, l'Europa non può permettersi di perdere anche la Moldavia». Ancora più preoccupate le parole della presidente Sandu: «Se la Russia controllasse la Moldavia, diventerebbe un trampolino di lancio per l'invasione delle truppe russe nella regione ucraina di Odessa». Agli elettori questo genere di catastrofismo non piace: «Non sono filorusso ma non voglio neanche sostenere l’attuale governo» dice Ihor, trentenne che ha visto crescere affitti e costo della vita a un ritmo superiore all’aumento del suo stipendio da autista.
«Certo che voglio entrare in Europa» osserva Valeriu, insegnante in pensione che a differenza di molti suoi coetanei non ha alcuna nostalgia dell’Unione Sovietica. «Ma l’Europa ci ha aggiustato qualche strada e mandato qualche cannone di terza mano, per il resto si è ancora visto poco, non come a Tiraspol», aggiunge indicando un’arma formidabile nelle mani del Cremlino. La repubblica separatista di Transnistria, non riconosciuta internazionalmente, è uno dei satelliti di Mosca, che lì mantiene una guarnigione di almeno 3mila uomini. Il reddito medio è basso, ma luce e gas sono a carico del Cremlino, che integra le pensioni con un obolo di una ventina di euro, portando a 100 la mensilità attesa dagli anziani. Poco per dirsi benestanti, ma abbastanza per non preoccuparsi di mettere insieme pranzo e cena, quando anche il riscaldamento lo paga Putin. Per Mosca infiltrarsi nel processo elettorale è un’operazione a basso costo. Un gruppo di giornalisti moldavi insieme alla Bbc è riuscito a infiltrarsi nella macchina della propaganda. È stato così scoperto che la rete finanziata direttamente dalla Russia si muove su vari piani, privilegiando le campagne attraverso i social network. Una prima rete di 90 account TikTok – alcuni mascherati da agenzie di stampa – ha pubblicato migliaia di video per un totale di oltre 23 milioni di visualizzazioni e 860mila “mi piace” a partire da gennaio. La Bbc ha trasmesso i risultati dell’inchiesta al “Digital Forensic Research Lab”, un centro di studi e analisi informatiche con sede negli Stati Uniti. E qui gli specialisti hanno a loro volta individuato una galassia più ampia, che è riuscita a raccogliere nel 2025 più di 55 milioni di visualizzazioni e oltre 2,2 milioni di ”mi piace“.
I reporter infiltrati nell’organizzazione finanziata per gettare discredito sull’attuale governo, hanno ricevuto 12 euro per ogni ora di lavoro, guadagnando in meno di una settimana quello che un lavoratore moldavo ottiene in un mese. «Il Cremlino sta investendo centinaia di milioni di euro per comprare centinaia di migliaia di voti su entrambe le rive del fiume Nistro e all'estero», ha denunciato la presidente Sandu. Non tutto infatti avviene nel ristretto perimetro della Moldavia. Su 2.4 milioni di abitanti, il Paese registra quasi 3.2 milioni di elettori. Si tratta di cittadini residenti all’estero e che potranno votare a distanza, così come potranno recarsi al voto i residenti della Repubblica separatista di Transnistria, dove nelle ultime settimane sono piovuti «inspiegabili» fondi provenienti dalla Russia. «La gente viene intossicata dalle bugie. Centinaia di persone vengono pagate per provocare disordini, violenza e diffondere paura», ha ripetuto Sandu. La Bbc ha chiesto una reazione all'ambasciata russa a Londra. Scontata la risposta: Mosca nega il coinvolgimento in notizie false e nelle interferenze elettorali e, ha affermato, semmai «è l’Ue a interferire nelle elezioni della Moldavia».
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