Sudan tra guerra e crisi umanitaria: «Promuovere subito negoziati e aiuti»

Comunità di Sant'Egidio, Comboniani, Medici Senza Frontiere e Nigrizia chiedono a Governo e Parlamento di adoperarsi per un cessate il fuoco. «Metà paese a rischio fame, tagli Usa alla cooperazione»
March 11, 2025
Sudan tra guerra e crisi umanitaria: «Promuovere subito negoziati e aiuti»
ANSA | Una strada della città di Omduran dopo gli scontri tra forze regolari e milizie
«In Sudan è in corso una catastrofe umanitaria che si consuma in un silenzio agghiacciante». Una guerra pressoché ignorata dai mezzi di comunicazione, su cui le organizzazioni della società civile reclamano attenzione. Con richieste precise al governo italiano. A parlare per tutti è Paolo Impagliazzo, segretario generale della Comunità di Sant’Egidio, alla conferenza alla Camera promossa dal deputato Paolo Ciani (Demos) cui sono intervenuti fratel Antonio Soffiantini dei Missionari Comboniani, Marco Bertotto di Medici Senza Frontiere, Brando Ricci di Nigrizia, e in collegamento Monica Usai di Libera, padre Jorge Naranjo da Port Sudan, l’eurodeputato Marco Tarquinio da Bruxelles.
Quattro le richieste a governo e parlamento: adoperarsi per negoziati internazionali per un cessate il fuoco in Sudan, il rispetto del diritto umanitario, l’accesso degli aiuti; vigilare sull’embargo di armi deciso dall’Ue e dalle Nazioni Unite da estendere a tutto il Paese e non solo al Darfur, dato che la rimozione da parte dell’Italia del divieto di vendita ad Arabia Saudita e Emirati potrebbe aprire a triangolazioni; rispettare i diritti umani nella gestione dei flussi migratori, visto che fondi europei potrebbero essere finiti nelle casse delle Forze di supporto rapido, cui era delegato il controllo delle frontiere; infine, rispettare sempre il diritto di asilo di chi arriva fuggendo anche da questa guerra.
«Chiediamo al governo, visto l’impegno per l’Africa col Piano Mattei, uno sforzo per la ripresa dei negoziati e l’accoglienza di famiglie vulnerabili in fuga attraverso i corridoi umanitari», dice Paolo Impagliazzo. Il Paese da due anni è dilaniato da una guerra civile che ha provocato «l’emergenza umanitaria più grave al mondo, con 12 milioni di sfollati interni e 3,7 milioni di rifugiati in Egitto, Ciad e Sud Sudan. La metà dei 50 milioni di abitanti è a rischio di grave insicurezza alimentare, se non verranno promossi negoziati, garantito l’accesso agli aiuti e individuate soluzioni per la popolazione più vulnerabile come un corridoio umanitario con il Ciad».
Fratel Soffiantini sottolinea come la storia del Sudan sia «intrecciata con quella dei Comboniani. Il nostro fondatore, monsignor Comboni, è morto in Sudan nel 1881. E il Sudan è il cuore della missione comboniana. Abbiamo già promosso iniziative pubbliche a Verona, assieme al Movimento Nonviolento. Ora siamo qui». Brando Ricci di Nigrizia ricorda che «già prima degli scontri, scoppiati a Karthum tra Forze armate regolari e Forze di supporto rapido, c’era un milione di sfollati. E i Paesi in cui sono fuggiti hanno da sempre grandi difficoltà e tassi di povertà del 50%. L’anno scorso il 44% degli aiuti arrivava dagli Usa, quest’anno Washington non sarà altrettanto generosa». Per padre Jorge Naranjo «spesso la guerra ha afflitto il Sudan, ma stavolta ha coinvolto anche la capitale, che in passato aveva dato aiuto agli sfollati. E 10 milioni di bambini non vanno a scuola».
Tarquinio registra «una rincorsa tra le crisi umanitarie a quale sia più grande: Sudan, Sud Sudan, Gaza, Yemen, Siria, Ucraina. Questo è il mondo che stiamo “inzeppando” di armi». Per Bertotto di Msf «c’è un drammatico fallimento della comunità internazionale nella strategia di erogazione degli aiuti. Ma l’assistenza è un cerotto, non la risposta. In questo silenzio sarà impossibile affrontare la crisi non solo da un punto di vista politico, ma anche solo umanitario».

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