Rilascio degli ostaggi, cessate il fuoco, disarmo: cosa succede adesso
di Redazione
ll testo firmato al Cairo prevede anzitutto il rilascio di chi è ancora nelle mani di Hamas. La questione del dopoguerra resta ancora tutta da definire

Le cancellerie internazionali hanno accolto con consenso unanime l’annuncio dell’accordo tra Israele e Hamas: è la “prima fase” del piano in venti punti elaborato da Donald Trump per mettere fine al conflitto a Gaza. Dopo oltre due anni di guerra, dall’attacco del 7 ottobre 2023 alle operazioni israeliane che hanno devastato la Striscia, molti intravedono in questo passaggio una possibile svolta. Ma il sollievo è ancora frenato: la fiducia resta cauta, i dossier aperti numerosi.
Cosa prevede concretamente l’accordo
Il testo, firmato al Cairo, prevede anzitutto il rilascio degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas: sono quarantotto, ma si ritiene che solo una ventina siano vivi. La loro liberazione potrebbe avvenire tra domenica e lunedì, secondo quanto riferiscono fonti citate da New York Times e Cnn. Parallelamente Israele si è impegnato a un ritiro graduale delle proprie truppe dalla Striscia, che includerà anche Gaza City, una volta che il governo avrà ratificato l’intesa. Il cessate il fuoco entrerà in vigore ventiquattr’ore dopo il voto dell’esecutivo, e da quel momento scatterà la prima fase del ritiro. Sul fronte palestinese, l’accordo contempla anche la liberazione di 250 detenuti condannati all’ergastolo e di circa 1.700 gazawi arrestati dopo il 7 ottobre 2023. Restano però divergenze sui nomi più rilevanti: Israele nega di aver incluso figure simboliche come Marwan Barghouti e Ahmed Saadat, mentre fonti arabe sostengono il contrario.
Le sfide ancora aperte
Tra i punti più delicati c’è il recupero dei corpi degli ostaggi deceduti: Hamas ha ammesso di non sapere dove si trovino o di non avere la possibilità di recuperarli. Per affrontare la questione, è in formazione una task force internazionale che coinvolgerà Israele, Stati Uniti, Egitto, Qatar e Turchia. Sul piano politico, resta irrisolto il tema del disarmo di Hamas, che si rifiuta di discutere la consegna delle armi, definendo la “resistenza armata” una forma legittima di difesa nazionale. Anche lc: le parti si limitano a parlare di “diverse opzioni”, senza indicare una direzione precisa.
La cronologia delle prossime ore
Il governo israeliano dovrà approvare formalmente l’accordo: solo dopo la ratifica potrà partire il cessate il fuoco. Da quel momento si aprirà una finestra di ventiquattr’ore per il primo ritiro parziale delle truppe. Seguiranno le settantadue ore concesse a Hamas per completare la liberazione dei rimanenti ostaggi. Israele, al termine di questa fase, continuerà comunque a controllare circa il 53% della Striscia.
Le prossime mosse della diplomazia
Donald Trump è atteso nei prossimi giorni in Medio Oriente, con tappe in Egitto e Israele, per sostenere l’attuazione del piano. Le diplomazie di tutto il mondo, pur esprimendo soddisfazione per il risultato raggiunto, restano prudenti: le ferite del conflitto sono ancora aperte e la strada verso una pace stabile appare lunga e disseminata di incognite.
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