Perché ora è Putin che vuole vedere le carte di Trump su Kiev

di Elena Molinari (New York)
Zelensky ha più armi e spinge su Usa e Ue in vista dell'incontro con Trump venerdì, mentre l'economia russa fatica. Così l'effetto Medio Oriente ha cambiato il quadro
October 15, 2025
Perché ora è Putin che vuole vedere le carte di Trump su Kiev
Vladimir Putin martedì al Cremlino durante un incontro / ANSA
La Russia conta che l’effetto Gaza spinga Donald Trump, in cerca di un nuovo successo internazionale, a premere su Kiev perché accetti le condizioni di Mosca per la pace. L’Ucraina spera che la stessa ambizione induca il presidente Usa a fornirle missili Tomahawk a lungo raggio per portare la guerra in casa ai russi e convincere il Cremlino a negoziare seriamente.
Le due strategie diventano più visibili con l’avvicinarsi dell’appuntamento di venerdì, con Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca, dove il presidente ucraino presenterà il suo appello all’omologo statunitense, ricordandogli che l’inverno è alle porte e che «ogni giorno, ogni notte, la Russia attacca centrali elettriche, linee elettriche e i nostri impianti del gas», come ha denunciato anche ieri. L’Amministrazione militare ucraina ieri ha anche denunciato che forze russe hanno attaccato un convoglio Onu (del World Food Programme, Pam) nella regione ucraina di Kherson, sul quale era presente anche un funzionario italiano, rimasto illeso.
Ma l’imminenza del quarto inverno di guerra rappresenta per Kiev, oltre a un’incertezza, potenzialmente anche un’arma.
L'Ucraina infatti dispone ora di un arsenale in grado di colpire gran parte della Russia occidentale, dove si concentra l’industria petrolifera del Paese. Kiev ha anche annunciato una nuova arma, il Flamingo, che potrebbe raggiungere il cuore industriale russo, i monti Urali, e Zelensky sta insistendo per le forniture di missili Tomahawk, in grado di colpire in profondità il territorio russo.
Gli attacchi a lungo raggio mirano a infliggere danni a un’economia russa già in difficoltà e a spingere l’opinione pubblica a protestare contro la guerra – una campagna che Zelensky chiama «sanzioni sui droni», presentandola come un aumento della pressione economica.
Domenica, Trump ha lasciato intendere che potrebbe cercare di sfruttare la possibilità di inviare i missili in Ucraina per fare pressione su Vladimir Putin affinché metta fine alla guerra. Ma il capo del Cremlino ha avvertito che la consegna dei Tomahawk a Kiev rappresenterebbe «una fase qualitativamente nuova di escalation» da parte degli Stati Uniti nel conflitto.
La Russia «accoglie invece con favore» la conferma da parte di Trump di volere cercare una soluzione negoziata del conflitto in Ucraina, ribadita dal presidente Usa alla Knesset dopo l’accordo per il cessate il fuoco a Gaza, è stato il contro-messaggio di Mosca. «Speriamo che l’influenza degli Stati Uniti contribuirà a incoraggiare la parte ucraina a essere più attiva e più preparata per il processo di pace», ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov.
In realtà, i colloqui di pace dell’Amministrazione Trump non si sono mossi da quando Putin ha rifiutato un cessate il fuoco ad agosto.
Citando proprio questo temporeggiamento, Zelensky, in videocollegamento da Kiev all’Assemblea Parlamentare della Nato, ieri ha chiesto agli alleati di proseguire con la fornitura di sistemi di difesa aerea e missili e di accelerare il processo di finanziamento dell’approvvigionamento di armi statunitensi. Allo stesso tempo, il leader ucraino, che ha sottolineato di aver parlato due volte negli ultimi giorni con Trump, ha rivolto un appello per cessare l’acquisto di petrolio russo, menzionando l’Ungheria, e di interrompere le forniture di componenti per droni e missili, che la Russia riceve, oltre che da Cina e Taiwan, anche dai Paesi europei.

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