giovedì 9 febbraio 2023
A Londra ha chiesto anche missili a lunga gittata. Mosca avverte: se la Gran Bretagna dirà sì, «conseguenze politico-militari per il mondo intero»
Il premier britannico Rishi Sunak e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky al numero 10 di Downing Street

Il premier britannico Rishi Sunak e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky al numero 10 di Downing Street - Reuters

COMMENTA E CONDIVIDI

Ieri Londra e Parigi. Oggi Bruxelles. Sono le tappe del giro d’Europa del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Un tour de force a sorpresa, non più lungo di 48 ore, per incontrare di persona i leader dei Paesi alleati dell’Ucraina nella guerra contro la Russia. È la seconda volta dall’inizio delle ostilità che il capo del governo di Kiev lascia il campo di battaglia. A dicembre scorso ha fatto visita alla Casa Bianca e al Congresso americano. Delle sue missioni all’estero non c’è dettaglio, compreso l’ordine in cui sono state inanellate, che non tradisca l’urgenza di ringraziare gli “amici” che hanno elargito gli aiuti militari più sostanziosi Stati Uniti, Regno Unito ed Unione Europea. E chiederne altri.

Nella capitale britannica Zelensky è stato accolto come una popstar. Un tappeto rosso è stato srotolato in suo onore all’ingresso di Downing Street prima che arrivasse per il faccia a faccia con il premier Rishi Sunak che lo aveva accolto all’aeroporto. A Westminster è stato invece ricevuto tra gli applausi fragorosi della platea di parlamentari, giornalisti e rappresentanti del clero che affollava l’antica hall medievale. Sono bastate due parole a rompere il ghiaccio: «Grazie Britannia». Un inciso per sottolineare il supporto fornito dal Regno Unito all’Ucraina «sin dal primo giorno» del conflitto. È seguito un discorso di 23 minuti, in un inglese a tratti incerto, in cui ha ripetuto 12 volte la parola «diavolo» (e sette «libertà»). A più riprese si è rivolto al pubblico con la formula, «signore e signori», utilizzata nel mondo dello spettacolo.

«Vinceremo la guerra – ha promesso – sconfiggeremo il male come nella Seconda guerra mondiale. E con la nostra vittoria il mondo cambierà». Il momento chiarificatore del suo passaggio a Londra è stato un gesto. In chiusura, si è girato verso Lindsay Hoyle, lo speaker dei Comuni che gli sedeva accanto, e gli ha affidato il casco di un pilota ucraino con la scritta «Abbiamo la libertà, dateci le ali per proteggerla». Il messaggio, tradotto, non è affatto romantico. Zelensky, lo ho chiarito lui stesso, più tardi, durante una visita alla base militare in Dorset dove vengono addestrati soldati ucraini, chiede al Regno Unito missili a lungo raggio e jet da combattimento. Il presidente ucraino è stato ricevuto più tardi a Buckingham Palace in un’udienza-lampo con re Carlo che lo ha accolto dicendogli: «Eravamo preoccupati per lei e per il suo Paese». L’ospite ucraino ha risposto esprimendo gratitudine per l’accoglienza data alla gente in fuga dalla guerra. Era visivamente emozionato. Poche ore prima, nel discorso a Westminster, lo aveva citato in un amaro paragone: «Nel Regno Unito il re è un pilota militare – ha sottolineato facendo riferimento al trascorso del sovrano nella Royal Air Force militare – in Ucraina, oggi, ogni pilota militare è re».

La richiesta di jet da combattimento e missili a lunga gittata ha (in parte) sorpreso il governo britannico che già si è attivato per l’addestramento di piloti e marine ucraini. L’aeronautica militare di Sua Maestà, sottolineano gli addetti ai lavori, non possiede gli F-16 che Kiev chiede con insistenza a Washington. La flotta inglese è composta principalmente da Typhoon (Eurofighter) e F-35. Modelli costosissimi prodotti nel mondo in quantità limitate. L’appello di Zelensky a Sunak potrebbe pertanto essere più che altro una sollecitazione a premere sulla Casa Bianca per ottenere quello a cui Kiev ambisce. Un po’ come è successo per i carri armati. Downing Street – che ha firmato un “Patto di unità con l’Ucraina” – ha comunque tenuto a precisare che «niente è fuori dal tavolo» della discussione. Il premier ha inoltre incaricato il ministro della Difesa, Ben Wallace, di verificare «attivamente» che tipo di caccia potrebbero, «eventualmente», essere messi a disposizione di Kiev. Soluzioni che in ogni caso sarebbero «a lungo termine». La posizione possibilistica dell’esecutivo ha innervosito Mosca. L’ambasciata russa nella capitale britannica ha emesso una nota per metterlo in guardia sul «raccolto sanguinoso» che rischia di mietere nel caso in cui procuri caccia per gli ucraini con «conseguenze politico-militari per il mondo intero».

Zelensky ha concluso a Parigi il suo 350° giorno di guerra. In Francia ha incontrato a cena all’Eliseo non solo il presidente francese, Emmanuel Macron, ma anche il cancelliere tedesco, Olaf Scholz. Altri due preziosi alleati dell’Ucraina. Oggi è atteso invece a Bruxelles. Parlerà prima al Parlamento Europeo, riunito in sessione straordinaria, poi al vertice dei 27 dei capi di Stato e di governo dell’Unione Europea. Un’altra giornata “storica”, ma non per la pace. La maratona europea del presidente ucraino, osservano gli addetti ai lavori, è un modo per dimostrare alla Russia di Vladimir Putin che l’Occidente non è ancora stanco del conflitto.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: