giovedì 13 giugno 2013
​Dal premier Erdogan una delegazione "scelta" dalla piazza: referendum sul parco. Ma il drappello rischia di essere sconfessato dagli altri dimostranti che non cedono. E tra i manifestanti anche figli di deputati governativi. Il presidente Gul invita al confronto. (Giorgio Ferrari)
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Piazza Taksim sorvegliata a vista, il centro di Ankara in stato di assedio, mezzi blindati e centinaia di agenti attorno agli uffici del premier, il presidente Abdullah Gül che getta acqua sul fuoco e invita al dialogo mentre Recep Tayyip Erdogan liquida come «gentaglia» il popolo degli “indignados” di Gezi Park ma riceve nella capitale una delegazione di figure pubbliche tra cui l’attore Ahmet Mumtaz Taylan, l’esperta di social media Zehra Oney, e il portavoce della “Piattaforma Taksim” Betul Tanbay, che a suo dire dovrebbero rappresentare i manifestanti dopo due settimane di proteste, cinquemila feriti, quattro morti e un’immagine della Turchia semplicemente a pezzi, sia nell’opinione pubblica internazionale sia sui mercati. Risultato: si prospetta una sorta di referendum per definire il futuro di Gezi Park, a condizione però che gli occupanti lo sgomberino. Altrimenti, fa sapere il portavoce del governo, ci sarà un nuovo massiccio intervento della polizia. Al colloquio con la delegazione di manifestanti oltre ad Erdogan c’erano il ministro dell’Interno Muammer Guler, il ministro della Cultura e del Turismo Omer Celik, e il numero due del partito Akp al governo, Huseyin Celik. Non ci si fa tuttavia molte illusioni: a Gezi Park tira aria di sconfessione nei confronti di quel drappello convocato da Erdogan che dovrebbe rappresentare la società civile e i protagonisti di questa riedizione del maggio parigino 45 anni dopo.La calma precaria dopo una notte di violenze non deve trarre in inganno. Riconquistata dalle forze antisommossa Piazza Taksim, l’adiacente Gezi Park è tuttora popolato di manifestanti, con le loro tende e i pronto soccorso di fortuna. Si stima che i feriti della battaglia di mercoledì notte superi le duecento unità. La violenza dell’altro ieri è scattata da ambo le parti e non si può parlare soltanto di provocatori – che pure sono stati individuati e a volte consegnati dai manifestanti alla polizia –: basta guardare quello scatto fotografico (popolarissimo ormai sulla Rete) in cui una anziana signora, fionda in mano, mascherina antigas sul viso e gruppo sanguigno scritto con il pennarello sul braccio, sfida gli agenti in tenuta antisommossa durante gli scontri di piazza Taksim. Il quotidiano <+corsivo>Hurriyet <+tondo>l’ha ribattezzata la “Nonna Ribelle” e mostra anche un’altra foto in cui la donna (per ora rimasta senza nome) è sdraiata su una barella mentre viene ricoverata in ospedale. Nei giorni scorsi, quando ancora si respirava aria pulita e ed era in corso una tregua non dichiarata fra le forze dell’ordine e i manifestanti, avevamo notato fra la folla di Gezi Park innumerevoli “white collars”, giovani manager, dirigenti d’azienda, broker, scesi in piazza accanto a studenti e gente comune. Ad essi vanno aggiunti – lo si scopre solo ora – anche i figli di deputati del partito islamico Akp. Lo rivela il deputato del partito curdo Bdp Sirri Sureyya Onder, che ha riconosciuto i figli di almeno quattro onorevoli del partito di Erdogan. Dei quali ha evitato di fare i nomi. Ma un’altra protesta eccellente fa fischiare le orecchie a Erdogan: migliaia di avvocati sono scesi in piazza ieri in diverse città turche per protestare contro le violenze contro i manifestanti e l’arresto di una sessantina di legali a Istanbul. Uno dei cortei ha raggiunto Piazza Taksim e si è sciolto. Lo slogan più gettonato: «Ovunque Taksim, ovunque resistenza». La partita continua. Calata la sera, Piazza Taksim si è riempita di nuovo. Clackson e pentole hanno ricominciato ad abbaiare per le strade di Istanbul.
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